Tre atti unici ispirati a Pinter

[rating=3] Gli attori dell’associazione Arte e Salute Onlus, creata da Nanni Garella per il recupero di pazienti psichiatrici tramite il teatro, sono già in scena, nascosti dietro la scenografia che posizioneranno poi sul palcoscenico vuoto della Sala Salomon dell’Arena del Sole di Bologna, per il primo dei tre atti unici del Nobel per la Letteratura Harold Pinter.

L’autore restò folgorato dalla storia vera, raccontata da Oliver Sacks in “Risvegli” del 1973, di Deborah, una donna che entra in coma a 15 anni e viene risvegliata dalla somministrazione di un nuovo farmaco sperimentale soltanto 29 anni dopo. Il pezzo teatrale che ne scaturì, “Una specie di Alaska” del 1982, è un mix di leggerezza, di frivola giovinezza cui si alternano angosce ripidissime, baratri di un’esistenza non vissuta e mal digerita. “Se dormivo perché la mamma non è venuta a svegliarmi?”, “ho commesso un reato e sono in prigione?”, per rendersi conto che “non sono stata in nessun posto”, “sono morta?”. Il dialogo di Deborah col suo dottore-salvatore è intenso ed emozionante, oscilla dalla superficialità di una quindicenne che sta provando i primi amori e le prime emozioni della vita alla profondità di ritrovarsi vecchia, vuota, inutile su un letto di ospedale. “un androne pieno di pareti fatte di specchi che si avvicinano” fino a schiacciarla, con un rumore senza fine di sgocciolio d’acqua: questo è l’incubo che ha vissuto Deborah per 29 anni. Queste “montagne russe” di emozioni, costruite anche con pause ben dosate, non sono per niente facili da rendere e infatti mancano: l’angoscia resta soltanto nel testo, non viene fuori sul palcoscenico. D’altra parte reggere una parte come quella è forse chiedere troppo ad un cast di non professionisti.

Più “rodato” e scorrevole il secondo atto unico “La stanza”, primo pezzo teatrale scritto da Pinter nel 1957 che ne segnerà l’esordio e anche il successo di pubblico. E’ un fine meccanismo di “detto-non detto”, di affermazioni e smentite, di paure e certezze, di personaggi determinati e di figure incognite. Anche qui le pause di Pinter sono state per lo più maltrattate e si tende a dare un ritmo più spedito alla narrazione, facendo perdere di vista lo spaesamento, il vuoto, il freddo, l’umido e il buio che circondano questa stanza dove abita la signora Hudd, l’unico lido salvo nella sua tormentata esistenza. Il testo è in alcuni tratti fedele all’originale, in altri sembra allontanarsene: manca la finestra, l’unico modo di comunicare con l’esterno concesso da Pinter (che addirittura in alcune messe in scena diventa l’unico spazio visibile della stanza da parte del pubblico), i coniugi che vogliono impadronirsi della stanza diventano un solo uomo, il finale risulta troncato. Modifiche che aiutano la snellezza della narrazione ma non la spasmodica ricerca di incertezza voluta dall’autore. Il risultato è godibile, anche con qualche punto comico, ma il vero Pinter resta lontano.

Il più azzeccato dei tre atti unici proposti risulta il terzo, “Una serata fuori” del 1959, primo dramma scritto per la televisione e trasmesso con successo l’anno dopo sulla ABC-TV. Albert vive con sua madre e ne è totalmente succube, così come lei dipende da lui. Il connubio indivisibile che si è venuto a creare esula completamente dal sano rapporto fra genitore e figlio. “Come sta tua madre?”, “bene, perché non dovrebbe stare bene mia madre?!?!”, Albert la difende senza capire che lei rappresenta la sua rovina, oltre a sorbirsi poi tutti i rimproveri per essersi assentato a causa di un impegno cui non poteva sottrarsi: “lo sai che ore sono? Mezzanotte passata, cosa direbbe tuo padre?!”, “ io sono soltanto tua madre”, “lasciar sola tua madre fino a mezzanotte, non sono forse una brava mamma per te?”, “non mi dici più come ti voglio bene mammina”, “sei tutto quello che ho”.

Il testo gioca tra il giubilo della festa e la tristezza della situazione di Albert, ma ovviamente non raggiunge gli altri due per complessità e introspezione, avendo come pubblico ideale quello televisivo.

Nanni Garella è bravo alla regia e si diverte anche come attore. Gli attori, con alti e bassi, stanno bene sulla scena e dimostrano padronanza del testo. Lo spettacolo è gradevole ma non pretende di sviscerare i meandri insondabili di Pinter.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here