
Il visionario Cappuccio lascia Roma per imbattersi nel nuovo cartellone del Napoli Teatro Festival Italia (5 giugno/10 luglio 2017). Chiude positivamente l’esperienza romana che lo ha visto dal 18 aprile al 7 maggio al Teatro Eliseo di Roma con la pièce “Spaccanapoli Times” da lui scritta, diretta ed interpretata. Un lavoro che segna un altro punto nel percorso geniale dell’artista, già autore di “Paolo Borsellino Essendo Stato” un documentario-film in cui immagina gli ultimi momenti di vita del giudice siciliano poco prima del cruento attentato in via D’Amelio e ispirato alle morti di Stato. Direttore artistico dell’Associazione “Teatro Segreto” fondata nel 1996 insieme a Nadia Baldi, a ragione, Ruggero Cappuccio è maestro e drammaturgo post eduardiano, nel 2002 fonda la casa di produzione cinematografica “Visioni Segrete” e nel 2004 la casa editrice “Scritture Segrete”.
Proprio per “Spaccanapoli Times” ha ricevuto il Premio Le Maschere del Teatro italiano 2016 per la categoria “Novità italiana”. Nella capitale lo abbiamo visto prima della chiusura del lavoro dal cartellone del Teatro di Via Nazionale. In platea c’erano pure il giornalista Andrea Vianello e l’attore Silvio Orlando a cui era stata proposta inizialmente la parte di Romualdo Acquaviva, strepitosamente interpretata da Giovanni Esposito, noto al grande pubblico per alcuni noti spot tv. E qui, entriamo nel vivo di “Spaccanapoli Times”, che prende il nome da un quartiere centrale nel cuore della Napoli antica dove storia, tradizione e bellezza si fondono. Ma il nome della pièce è un dettaglio, perché la storia mette molta “carne a cuocere”, scuote gli animi e li interroga facendo cadere pregiudizi e maschere sociali. In un antico palazzo partenopeo, all’ultimo piano (ed anche l’ultimo non è casuale…se parliamo di società) quattro fratelli si riuniscono su invito di Giuseppe Acquaviva (Ruggero Cappuccio), che, ad un ignoto personaggio, detta al telefono i versi da pubblicare postumi. Una vita sui binari e l’amore per la cultura.

C’è un evento importante che incombe, la “reunion” ha un fine preciso, più forte dello stesso legame di sangue, la tradizione, nel senso davvero di “tramandare” una verità o farla propria. Dopo alcuni anni gli Acquaviva si rivedono e ritrovano tutti, faccia a faccia. In quello stesso posto dove erano vissuti da piccoli e trascorsa la giovinezza. Avanzano ricordi lontani ed episodi familiari. Alle loro spalle una maestosa scenografia fatta di bottiglie di plastica vuote, una cantina un po’ particolare. Non ci sono vini ma acque ben conservate, annate a cui sono legati ricordi che il tempo non ha consumato perfino quella volta che la tappezzeria del divano diventata un vestito per Romualdo. Due sorelle, Gabriella (Gea Martire) e Gennara (Marina Sorrenti) raccontano il proprio bagaglio sentimentale, la prima di un amore immaginario, rose che attendeva e non sono arrivate, la seconda, sposatasi in Sicilia, resta vedova e si strugge nel rimorso di avere tradito col pensiero il marito Vitaliano che le appare in sogno, fin quando ….nella sua vita …non incombe il bancario Norberto. Romualdo (Giovanni Esposito) è un simpaticissimo pittore, dai matrimoni falliti, che vede la vita a colori e ad ognuno assegna il proprio.
Dietro queste quattro storie “stravaganti” vi è il pesante disagio dei fratelli Acquaviva ad integrarsi in un mondo “folle” da cui si sentono comprensibilmente esclusi ed ecco allora che, a sembrare strani potrebbero esserlo solo di primo acchito, solo nell’apparenza, nella sostanza vi è una “guerra” là fuori saggiamente denunciata artisticamente da Cappuccio, password, carte, codici, etc. Siamo schiavi e non lo sappiamo. Chi l’avrà vinta? E se poi quella follia è una finzione finalizzata ad ottenere qualcosa? Graffiante il monologo di Cappuccio sulla guerra mentre è in sdraio e consegna al finale un testamento artistico come pochi sanno fare.
Presentato come una “macchina comica” lo abbiamo trovato più fortemente ironico e complesso insieme, dialoghi a volte cervellotici ma di una genialità di fondo che lo colloca in un panorama di Teatro d’avanguardia, moderno, fresco, non ripetitivo, a tratti Harold Pinter in salsa napoletana o meglio in un “raù” di storie che il drammaturgo fa ribollire nel pentolone del palco. Nel raccontare le proprie vicende ciascun fratello-sorella Acquaviva rappresenta l’assurdità umana dove tutto ha un prezzo o un timer. Vi è una scena davvero esilarante, fenomenale in scrittura ed interpretazione (grandioso Cappuccio!) quella della macchinetta del caffè da prendere in prestito dalla vicina. Un magistrale Esposito- Romualdo. Insuperabile per “vis comica”. Un cameo di comicità unica per genere. A Teatro tiene il pubblico seduto per affascinarlo, ammaliarlo, a tratti sorridere e pure commuovere se non… aiutarlo nella sua messa in discussione. Nulla è come appare e ciò che è apparentemente folle è invece ordinario e così l’inverso.
Un colpo di genio il designer light dietro le migliaia di bottiglie, curato personalmente da Nadia Baldi a cui va il merito anche dell’aiuto regia. Il messaggio …non è in alcuna in particolare, di quelle che si raccoglierebbero in spiaggia, spinte dalle onde, qui vi era un mare emotivo in cui il maestro Cappuccio fa navigare lo spettatore.
Un plauso anche ai costumi di Carlo Poggioli, davvero incastonati benissimo nel racconto, vivaci, colorati come il messaggio che doveva arrivare, le quattro personalità estremamente forti ravvivate da splendidi abiti come fossero essi stessi una storia a sè.

Il cast è stato di alto professionismo espressivo, bravi tutti. Gea Martire ha al suo attivo un centinaio di film e serie tv, ha lavorato con numerosi registi italiani, tra cui Carlo Verdone, Ettore Scola, Mario Monicelli e Dino Risi, Giovanni Esposito ha curato di recente la regia de “Il Baciamano” di Manlio Santanelli. Cappuccio è fedele al suo estro artistico, cerca e ricerca, non si ferma a ciò che è stato fatto in passato, inventa il nuovo per consegnarlo al futuro che è oggi.
Un bel lavoro in coda al cartellone per chiudere in bellezza prima della fine di stagione 2016/2017 in sintonia con la carrellata di “autori” fortemente voluta dal direttore artistico Luca Barbareschi per il Nuovo Teatro Eliseo.