
C’è un posto in Toscana, nelle vicinanze di Reggello, diventato ormai famoso per essere un angolo di Oriente. Il Castello di Sammezzano, dove a cavallo fra gli anni della Firenze Capitale si è consumato il sogno d’Oriente di Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona. Nato a Firenze nel 1813 e deceduto a Sammezzano nel 1897, il Marchese è stato committente ed allo stesso tempo architetto di questa meraviglia, e artefice di una trasformazione radicale “seguendo lo stile Pagano che è un composto di Moresco, Gotico e d’Indiano…”.
L’influenza dello stile che Panciatichi definisce “Fantastico” deriva dall’esaltazione delle proprie origini spagnole, paese in cui in quel periodo fiorivano gli studi sull’architettura orientale. Nelle foto che seguono, si possono notare, fra le altre, la Sala dei Gigli, le cui colonne ricordano l’Alhambra di Granada; la Sala Bianca, finemente decorata con un porticato a ventiquattro colonne con capitelli Muqarnas ed archi a foggia orientale, dove Panciatichi celebra le proprie origini nella decorazione di una porta con la frase “Fiero sangue d’Aragona nelle vene a me trascorre” ; la Sala dei Pavoni, dove si fondono linee rette e curve, con colori che vanno dal rosso, al giallo, al verde, al blu fino al viola, molto vicini ai colori delle decorazioni indiane.
Queste sono ovviamente solo le tre sale principali, ma il Castello è un’autentica opera d’arte, da conservare. Recentemente il Castello è stato il più votato fra i Luoghi del Cuore del FAI-Fondo Ambiente Italiano.
Molto interessante anche il parco, nel quale si trovano delle sequoie giganti, fra le quali la famosa “sequoia gemella”, alta oltre 50 metri.