
[rating=4] Lettura magica ed evocativa del classico shakespeariano a cura di Laura Curino e Lucio Diana. Processo alla stoltezza dell’uomo pronto ad inveire contro le pratiche innaturali professate da fattucchiere e guaritrici. La Fèerie ripercorre la vicenda del temuto cavaliere di “sangue” Macbeth nel suo percorso verso la perdizione, interpretata dal punto di vista delle tre parche.
La storia è nota. La storia è scritta e il delitto è compiuto. La morte di Re Duncan è il peccato contro natura che ha sradicato, per sempre , l’innocenza dal cuore di Macbeth e della sua sposa fedele. A nulla sono valsi consigli e le esortazioni, degli spiriti, alla pietà e alla misericordia. La storia si ripete una volta di più ma la lettura cambia! Ciò che stavolta si palesa, chiaro ai nostri occhi, non sono più i peccati di stregoneria; bensì la responsabilità dell’uomo di fronte al terribile dilemma fra ambizione e natura.
Essenza e verità. Messa in scena rivisitata – ed al contempo – filologicamente aderente alle profonde radici del dramma shakespeariano. Essenzialità ed eclettismo delle scene e costumi – di Lucio Diana – evocano la struttura a “trittico” di ascendenza elisabettiana. Il disegno luci, a cura di Claudio De Pace, suggestivo quanto intrinsecamente aderente agli sviluppi drammaturgici. Il quadro iniziale esalta il contrasto verde del pannello della scena e il rosso sangue del drappo che adorna la scalinata, come in una sorta di presagio del sangue che verrà versato. La regia di Beatrice Marzorati, spicca per sobrietà e stile.
Trio d’interpreti guidati dalla sicura e presenza scenica di Laura Curino, piglio e forza agiscono da punto di riferimento per i due giovani e interpreti: Matthieu Pastore e Mariamaddalena Gessi, qualche incertezza e dettaglio da rifinire con cura ma il risultato nell’insieme convince.