
Sarto per signora è una farsa in tre atti scritta da Georges Feydeau (“Tailleur pour dames”), allestita, per la prima volta, il 17 dicembre del 1886 al Théatre de La Renaissance di Parigi. Il successo ottenuto, dallo stile libertino dell’autore rese nota e benvoluta la pièce; entrata poi a far parte della serie delle opere più note di Feydeau e ben nota alla borghesia parigina: inclusa nella raccolta intitolata “Du marriage au divorce”.
Il successo e la notorietà di un commediografo quale è Feydau non sono legate alla ricerca di spunti esistenziali per far brillare la luce del proprio ingegno. Feydeau è ben lontano dall’essere un Oscar Wilde (sebbene la morale libertina ed un certa dose di misoginia li accomunino) il suo stile di scrittura si basa sull’azione e su un’abile macchinazione di entrate e uscite di scena. Un meccanismo che non fa altro che celare il vuoto di convenzioni e “drammi” sociali della Francia di fine ottocento.
Come la maggior parte del teatro d’intrattenimento di fine XIX si tratta di complessi e splendenti teatrini creati sulla base del semplice divertimento popolare.
Devo confessare, in tutta onestà, di non essere mai stata una grande amante della farsa e del “ménage a trois” e le peripezie legate agli equivoci, al tema dell’infedeltà matrimoniale, alla lunga mostrano la corda. Ma se proprio devo, preferisco optare per un maestro della commedia quale è stato Georges Feydeau.
Nello specifico: trama e motivazioni intime, correlate ai personaggi della commedia, non sono fondamentali se non a partire dalla presentazione degli elementi in azione. Nella compagine maschile: Etienne (servitore) Moulineaux, Bassinet, indicati col cognome (retaggio di una appartenenza a un contesto sociale); mentre i personaggi femminili vengono indicati col nome di battesimo (Yvonne Suzanne Rosa, ad eccezione delle signore mature: M.me Aigraville, M.me D’Herblay signore dotate di uno statuto di vedove o zitelle).
La commedia si apre sul primo atto: la notte del dottor Moulineaux è trascorsa fuori all’addiaccio e il ritorno a casa non è meno tempestoso; Yvonne la moglie si è accorta della sua assenza e- dalla sua tenuta in frac (maschera tagliata sul personaggio vacuo e festaiolo) – fiuta aria di tradimento. L’arrivo intempestivo di Bassinet smentisce il castello di bugie di Moulineaux. All’attonita e irata Yvonne non resta che minacciare l’arrivo della mamma, il temuto babau di famiglia: M.me Aigraville.
La scena tra Moulineaux e Bassinet anticipa tic e leitmotiv (oltre a delinearne stile e intreccio dei prossimi due atti). La proposta di Bassinet di mettere a disposizione alcuni appartamentini malsani a scopo garconniere ha buon esito e lo stesso Moulineaux ne fissa uno. Lo squallido appartamentino-studio, diventa il luogo del convegno fra il dottore e le sue amanti. Seguiranno l’arrivo della temuta suocera, della bella di turno Suzanne Aubin, amante prosperosa e disponibile, con relativo consorte cornuto a seguito.
Alla fine del primo atto gli ingredienti della farsa sono tutti presenti e il favore del pubblico è pienamente accordato quanto pronto ad accogliere fra risate e applausi entrate e uscite a “effetto” di “Sarto per signora”.
Il lavoro di adattamento realizzato da Valerio Binasco ha il pregio di non aver intaccato né snaturato l’atmosfera allegra e svaporata, tipico della farsa francese.
Ottima partitura registica, dialogo e ritmo perfetti: il meccanismo non perde un colpo e il pubblico ride come e dove previsto.
Apprezzabile la prestazione degli interpreti. Emilio Solfrizzi è un Moulineaux ben calato nel ruolo del professionista : combattuto fra ipocrisie e convenzioni sociali ad una fedeltà coatta; Fabrizio Contri è un Bassinet fenomenale: snatura la sua presenza fisica a favore della resa del personaggio in scena. Un apprezzamento va anche a Cristiano Dessi (Etienne) e Simone Luglio ( impeccabile interprete della macchietta del cornuto dal teatro al cinema anni venti).
Discreta anche la compagine delle interpreti femminili nella sua funzione di vittime, sobillatrici e tentatrici della razza maschile: Elisabetta Mandatari (Yvonne) la svampita Suzanne (Lisa Galantini) la sguaiatissima figura di amante in prestito temporaneo Rosa (interpretata da Viviana Altieri). Infine, efficaci le caratteriste: Anita Bartolucci e Barbara Bedrina: quali battagliere e sfiorite pantere.
La scena è servita
Merito della prestazione degli interpreti, va indirettamente, anche alla scena di Carlo De Marino e ai costumi di Sandra Cardini Studio accurato della cultura e gusto francese di fine ottocento, prendono vita al teatro Manzoni.
Colori e illuminotecnica esaltano le sfumature screziate, in una scena che celebra il passaggio della farsa dal teatro alle prime pellicole cinematografiche.
La Garconniere della sarta esalta, nella cura di ogni dettaglio trascurato e démodé, lo stile e il carattere di una Parigi scomparsa. I costumi esaltano nei dettagli la contrapposizione dei caratteri; uno per tutti fra il contrasto fra l’esile sofferta Yvonne e la bamboleggiante Suzanne.
Nell’insieme, “Sarto per signora” è uno spettacolo onesto e garbatamente ironico. Adatto ad un pubblico adulto e giovanile.
[…] Foto tratta da: https://www.fermataspettacolo.it/teatro/sarto-per-signora […]