Ribelle e indipendente quindi Elena, la matta al Teatro Sala Umberto

Elena La Matta Ph Guglielmo Verrienti
Elena La Matta Ph Guglielmo Verrienti

Teatro gremito si apre il sipario e su un piano inclinato a favore di platea con due buche che accolgono alla chitarra Valerio Guaraldi e al sax tenore Claudio Giusti eccola la protagonista. Il palco è cosparso di stracci, abiti, valigie: ivi si muove, si agita cammina Elena Di Porto, del ghetto ebraico di Roma in un monologo davvero fuori dal comune nel quale tutta la vis comica, interpretativa, duttile ed eclettica di Paola Minaccioni ha modo di estrapolare il suo meglio.

La storia narra di libertà ingiustizie, ribellione e tutto quanto seppure del tempo delle persecuzioni ebraiche nulla lascia a che non si possa rivedere negli attuali contesti di regime quanto narra la vicenda. Elena poverissima e stracciarola di Piazza Giudia, attinge al testo di Gaetano Petraglia, al rastrellamento del Ghetto, alla memoria di Settimia Spizzichino, come da racconti dello storico David Kertzer e testimonianze di Giacomo De Benedetti. Di umile famiglia ebraica ha un carattere forte, irascibile e iracondo, verace, anticonformista, antifascista, ribelle, facile a reazioni manesche laddove i soprusi nei confronti degli altri si facciano eccessivi e come ella stessa dice nel continuo divagare mimico ed agitato ma brillante sul palco “je partiva er chicchero”.

Brava e nei suoi ripetuti periodi di ricovero nell’ospedale psichiatrico, piuttosto che in carcere o nei territori di confino quale fu in Lagonegro di Basilicata, eccola incontrare altre donne e nella sua impareggiabile capacità imiativa,  nota al pubblico, per le sue partecipazioni a programmi satirici della televisione, molto nuova al pubblico teatrale per la sua caratura drammaturgica, o meglio ironica,  fare la snob, la veneta, la ‘piagnona’, la sorella, la madre e simulare gli scontri con le squadracce fasciste. Il tutto condito nella autorevole regia di Giancarlo Nicoletti con l’accompagnamento musicale dei citati musicisti di notevole levatura scenica e teatrale.

Ecco perché Elena è nota con la diceria di ‘Matta’ o pazza per il regime ma per sue stesse parole un vezzo che la distingue dalla comune abnegazione o silenzio che tutto quel periodo storico come il contemporaneo di specchiabile e confrontabile risonanza, offre o ha offerto al contesto femminile.

La nostra eroina cammina canta, balla, recita, si dibatte, si veste di cappotti, giacche si sveste, resta in camicia da notte, pesca tra gli stracci delle sue tavole sceniche, parte e ritorna, talora con valigie, altre volte con bauli piuttosto che sacche, a rammentare la precarietà e i contesti vissuti dal personaggio: tutto con un ritmo davvero simpatico e ipnotico. Questa appunto la cifra di un monologo che nulla ha a che fare con la staticità e l’immobile scenico che in genere un one woman show regala alle platee.

Testo difficile e anche un po’ impegnativo reso davvero avvincente in circa 90 minuti di spettacolo che poco tempo lascia alla noia e alla distrazione. E l’applauso lungo e fervente è il premio a fine spettacolo.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Drammaturgia
Attori
Allestimento scenotecnico
Pubblico
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ribelle-e-indipendente-quindi-elena-la-matta-al-teatro-sala-umbertoElena la Matta <br>liberamente ispirato al libro di Gaetano Petraglia "La matta di piazza Giudia” <br>Drammaturgia Elisabetta Fiorito <br>con i musicisti Valerio Guaraldi e Claudio Giusti <br>Musiche di Valerio Guaraldi <br>Scene Alessandro Chiti <br>Costumi Giulia Pagliarulo <br>Disegno Luci Gerardo Buzzanca <br>con il patrocinio della Fondazione Museo della Shoah <br>produzione Altra Scena & Goldenart Production <br>Regia di GIANCARLO NICOLETTI