La dualità di Doctor Faust e Mefistofele al Teatro Sala Umberto

Dal 4 al 10 Ottobre 2022 a Roma per la regia di Stefano Reali

La ricerca della eterna giovinezza di Faust è in scena in un testo scritto e diretto da Stefano Reali. Sul palco ci accoglie il tavolo dell’alchimista e uno specchio in proscenio elementi imprescindibili per il personaggio che la platea si accinge ad applaudire. “Calabrisella mia, facimmu ammore…” canta Wagner l’attendente di Faust, originario di Crotone, che con fare allegro e sarcastico si accinge e tanto di alloro a preparare al Natale l’ambient del nostro protagonista che con prospettive ormai futuristiche gli intima di buttar via tutto ciò che è tradizione.

Il pubblico memore dei grandi “Grease”, “Full Monty”, “Harry, ti presento Sally”, “I due gentiluomini di Verona”, “Frankenstein Junior”, “Taxi a 2 piazze”, “La piccola bottega degli orrori” accoglie sul palco Giampiero Ingrassia e la sua affascinante duplice interpretazione di Doctor Faust e Mefistofele, bene e male, quasi in sincrono con duplice vocalità, davvero ineccepibile e un costume che con un bomber di velluto nero che per metà è in capitonnet a pietre rosse per questo  e metà decorazioni argentee per quello, su un fondale o scenografia che già brucia, la lotta tra Dio e il demonio, ovvero la battaglia tra i vizi e le virtù.

Siamo a Wittemberg, Germania 1580, e Doctor Faust si chiede del perché Edipo uccida il padre, ovvero Oreste la madre e nel viaggio di 24 anni nel tempo che gli offre Mefistofele chiede dapprima di incontrare la donna più pura che esista per dare spiegazione a tali ed altri nefandezze e nell’intento di ricercare l’eterna giovinezza. Le due anime che vivono nello stesso petto lo portano al cospetto di Margherita che di fronte alla prospettiva di un vero amore chiede “Domani” cui il nostro ribatte “Adesso”, ma un sentimento forte e duraturo ha bisogno di tempo e se pure scatta un bacio appassionato, sarà proprio chi preferisce l’attimo a fuggire proprio perché tutto diventa inspiegabilmente immediato.

Sì bisogna cercare la purezza, ma non vergognarsi di essere malvagi e quindi cercare il male. Non bisogna cercare solo se stessi, ma vivere proprio se stessi ed eccoci al secondo atto. Elena di Troia sempre Emy Bergamo, su un trono è al centro scena e Doctor Faust, quasi fosse Achille la incontra, certo lei avvenente e formosa si impegna a cantare, mah….. ben altro fa scena, consci che da lei, viste le vicende sue con Menelao e le guerre che ne seguiranno donde la storia che ci ha portato fino ai giorni nostri, parte il male. No ella non vuole incorrere negli errori del passato è schiva alle avances di quegli e seppure il contatto fisico fa fuoco subito dopo è distacco. No non è amore è altro e a Mefistofele il Nostro chiede il futuro.

Eccoci ai giorni nostri alla prova con l’eroe sul palco e una bomba sexy sempre Emy Bergamo, tutta in lattice rosso iperluccicante, tacchi a spillo vernice in medesima tinta, chioma fluente bionda, modello Barbie, un avatar, di facile presa è l’espediente scenico portato nella vicenda agli occhi degli spettatori. Basta un semplice contatto tra indici o connessione a generare il godimento mai provato prima da lei a far sì che agli occhi di Doctor Faust monti più forte disillusione da ciò che credeva di raggiungere: un vero sentimento che non ha nemmeno gli elementi necessari per crescere in tal contesto. Eccolo pronto a gettarsi nel fuoco e la morale la delinea Mefistofele: tra bene e male vince Dio e la fede. L’unica cosa immortale è l’amore e lo spettacolo giunge al finale in una chiosa da favola, con tanto di canzoncina allietacuori, che vista l’ambiziosa premessa di inizio pièce non si prevedeva potesse essere l’ultima scena, corredata, come in uno spettacolo da Bagaglino, dal dondolio di Mimmo Ruggiero in veste da cupido. Una stesura che non riesce a crescere in entusiasmo e coinvolgimento dei pochi presenti, ma l’applauso regolarmente c’è.