
Sul palco c’è lei, capigliatura platino, un lungo vestito nero, quelle mani delicate e signorili come la voce che fa dono alle parole che le escono. Isabel Russinova non poteva interpretare meglio il dolore di una donna verso il dramma troppo giornaliero del “femminicidio”. E, per parlarne, ha scelto di portare all’attenzione la storia tragica di Sara Di Pietrantonio, dal destino crudele. Bellissima, bionda, esile, studentessa dell’Università Roma Tre di Roma, aveva lasciato il proprio fidanzato ma lui non si rassegnava. La cercava, la chiamava, e l’ultimo incontro le è stato fatale, strangolata poi data alle fiamme sulla via della Magliana, a Roma. Detta così, è l’arte che si presta al ricordo ed invece c’è qualcosa di più. La bella attrice, oramai in ascesa nella prosa italiana, aveva conosciuto la piccola Sara. La forza emotiva impiegata nel monologo ha raggiunto gli animi degli spettatori riservandole, in chiusura, una standing ovation come non mai quando si tratta di un tema così noto alle cronache.
Russinova ha scritto personalmente il narrato, attingendo da varie fonti, da chi la conosceva, da chi l’ha amata e voluta bene in modo sincero, da chi l’ha frequentata nella sua passione più viva: il ballo, ha attinto dalle cronache e dai vari racconti ed alla fine ha portato in scena “Sui gradini del cielo” a cui ha assistito silenziosa, anche la mamma della ragazza, la signora Concetta. “Sui gradini del cielo” un titolo efficace, la donna come martire che sale i gradini verso l’alto, perché qualcuno decide che deve staccarsi dalla “terra”, ma come può un uomo essere un tale giudice della vita altrui?
Le domande di Russinova sono state le domande di ogni madre o sorella che sopravvive al dolore, non si capisce perché debba esserci il male, perché la “cattiveria” spinga certi uomini ad uccidere colei che dicevano di amare. Eppure avviene e con una frequenza che lascia sgomenti. Possibile “che ci sono uomini così cattivi”? Strappare una creatura ad una famiglia è un delitto nel delitto. E, quando la cultura come quella che ha saputo intessere tra parole e musica l’artista di origini bulgare scuote, vuol dire che il messaggio supera il ricordo per rendere immortale la vittima.
“Ho scelto di raccontare e dedicare a Sara il mio testo – spiega Isabel Russinova – perché la conoscevo, avevamo collaborato insieme in alcuni spettacoli, faceva parte del corpo di ballo diretto dalla mia coreografa. Il dolore per quello che ha travolto Sara e la sua famiglia certo non mi poteva lasciare indifferente”.
Prima del monologo è intervenuta l’assessore Cinzia Guido, alle Politiche Culturali e Beni Culturali del I Municipio, che ha colto l’occasione con parole condivise, per invitare le giovani e donne presenti a saper cogliere i primi campanelli di allarme all’interno di un rapporto che potrebbe rivelarsi non buono. “Quando vi dicono di cambiare, di vestirvi diversamente, di non frequentare più le vostre amiche, di isolarvi, di rinunciare alle vostre passioni, attenzione! Chi vi ama vi accetta per come siete”.
Sul palco del Teatro Palladium, nel cuore del quartiere Garbatella di Roma, il 28 novembre scorso, hanno accompagnato l’attrice, Giulia Pedone, flautista dell’Accademia di Santa Cecilia (musiche originali di Antonio Nasca) ed il corpo di ballo Scarpette Rosse diretto da Marilù Felici, per la regia di Rodolfo Martinelli Carraresi ed il patrocinio di Amnesty International, Università Roma Tre e la collaborazione dell’Accademia di Santa Cecilia.
Sara Di Pietrantonio aveva fatto parte per 8 anni di questo Corpo di Ballo, esibitosi, e Felici ricorda commossa che si fosse esibita fino alla sera prima che perdesse la sua preziosa vita. Il prossimo sarebbe stato il nono. “Me la ricordo con un vuoto immenso” dice la voce spezzata della coreografa Felici.
Sempre più impegnata nel sociale e nei temi di forte denuncia Isabel Russinova, che, nel 1983 condusse il Festival di Sanremo con Andrea Giordana. Ora stimata attrice, che cura personalmente i propri testi che presenta al pubblico. L’avevamo vista lo scorso anno al Teatro Belli in “Agatha Barbara”, primo Presidente donna nell’900 europeo (leggi la recensione) e prima ancora la ritrovammo in “Una donna spezzata” dell’autrice francese Simone de Beauvoir. La donna ed i suoi dolori, le sue vittorie ed suoi drammi stanno a cuore a Russinova, megafono di battaglie ancora tutte da vincere.