
Della morte e del morire, questo il macrocosmico tema della residenza artistica indetta dall’Associazione Culturale dello Scompiglio (Lucca). Vincitori del bando sono stati gli Instabili Vaganti – Compagnia di ricerca composta dagli attori/performer Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola – e Carolina Balucani.
I lavori presentati sabato 27 ottobre nella Tenuta lucchese, dove arte e territorio si sposano in un matrimonio ben combinato, sono stati Il Canto dell’Assenza ed Es. Lavoro curato il primo, anche se allo stesso tempo leggermente claudicante nella forma e nella sostanza; ancora estremamente in divenire il secondo, quindi non ancora convincente.
Piccola introduzione. Instabili perché oscillano tra i generi e si fanno contaminare da essi, Vaganti perché una caratteristica della loro essenza è il viaggio inteso come formazione, assorbimento di tradizioni ed espressioni popolari e, soprattutto, collaborazione attiva con gli abitanti dei paesi visitati.
Ricco è l’elenco dei luoghi del globo in cui la Compagnia è riuscita ad instaurare un dialogo creativo con artisti, semplici cittadini o studenti, sfociato poi in spettacoli divenuti di repertorio.
Il Canto dell’Assenza è il primo studio della parte finale (sembra un gioco di parole) del lungo progetto Stracci della Memoria, una trilogia ispirata al ricordo come genesi, sogno, morire, rinascita. La poetica della Compagnia unisce la danza al verbo, al gesto liberatorio, insieme a un uso dei nuovi media – che, forse, è ormai un po’ usurato.
In questo frammento di rappresentazione si è esplorato il lutto e la sua rielaborazione, in una performance semplice ma carica di simboli e spunti significativi, in cui un uomo e una donna vivono lo spazio con gesti, canti, parole dolorose, nel tentativo di accogliere l’idea della fine.
Ma se il video proiettato sullo sfondo quasi toglie potenza a ciò che avviene on stage, le voci degli interpreti non risuonano e vibrano come ci si aspetterebbe. L’impatto generale suscita insieme un sentimento di interesse e incertezza e la performance, che assomiglia a un rito di superamento della morte, riesce a proiettare in una dimensione tra l’impalpabile, il claustrofobico, il rassicurante. Un agglomerato di sensazioni dove positivo e negativo cercano di equilibrarsi.