
Certaldo alta riapre le porte al suo festival tra i più amati, Mercantia, e lo fa un po’ in sordina, senza i numeri stratosferici delle passate edizioni, ma con numeri più umani dettati dalle nuove normative Covid, riscuotendo un gran successo e tutto esaurito grazie alla nuova formula della prenotazione online dei singoli spettacoli per un pubblico contenuto e distanziato.
Una Mercantia a cui non siamo abituati ci accoglie dopo la salita di Via del Castello, più intima e silenziosa: le sue strette vie lasciano spazio ai banchi di artigiani, tra lavorazioni in pietra, pelle e ceramica, con improvvisi affacci su scorci suggestivi, animati da lenti figuranti dalle sembianze di angeli e demoni.
Percorsi artistici in penombra guidano lungo i “Not ordinary times” di Alessandro Di Vicino Gaudio dalle reminiscenze magrittiane, mentre echi infernali e danteschi risuonano tra i vicoli Costarella, Osteria e Bandinelli grazie alle ventisette opere di nove artisti ispirate alle tre cantiche della Divina Commedia.

I nostri passi si lasciano ispirare e guidare verso il primo spettacolo di apertura, il sognante Pu-Pazzi d’Amore di All’Incirco: una panacea contro i mali d’amore, un susseguirsi grottesco e poetico di personaggi del teatro di figura frutto della mente creativa di Gianluca Palma, che prendono corpo e si trasformano tra le note amare de Il grillo e la formica, ora La vie en rose per la tragicomica storia d’amore di due palloncini, fino alla romantica What a wonderfull world colonna sonora della vita piena di sorprese di un tubero e il walzer sfrenato di due amanti uniti fino alla morte. Un bel ritmo sostiene il ritorno sulle scene di All’Incirco per queste pillole di sognante poesia.
La terrazza del Belvedere Calindri offre uno splendido panorama su Certaldo e la rigogliosa campagna circostante, ed è qui, con una tale vista, che attendiamo il secondo spettacolo in programma, C’era due volte un piede di Veronica Gonzalez. L’effervescente artista sale sul palco, su musiche ritmate e coinvolgenti, ed aprendo valigie colorate, dà il via libera alla magia della trasformazione: i suoi piedi si trasfigurano assumendo le più disparate sembianze, da Arlecchino e Colombina a un torero col suo toro, da un ladro inseguito dal poliziotto fino ad un’ammaliante sirena ed il suo fuggitivo marinaio. La velocità della trasformazione è unica, il ritmo sempre sostenuto sembra dar vita a veri e propri Muppet in carne ed ossa per gag comiche ed esilaranti.

La serata continua tra i profumi e sapori dei numerosi punti ristoro nel Girone dei golosi, un percorso che si snoda in modo simbolico dalle videoproiezioni pastello di Divina sulla facciata di Palazzo Stiozzi Ridolfi fino al parterre di Palazzo Pretorio, con le sue stelle ed un sole abbagliante immerso in un blu intenso dell’istallazione L’amor che muove il sole e le altre stelle.
Due dunque i fil rouge della serata: le visioni infernali e paradisiache legate a Dante, e dall’altra parte quelle oniriche e surreali tutte felliniane, come lo spettacolo Fellinik fatto di ombre e sand art, giostrate dalle abili mani di Federico Pieri tra citazioni e ricordi cinematografici che scorrono poeticamente sotto gli occhi incantati del pubblico.
Ed il percorso si chiude sulle malinconiche note de La strada suonate dal trombettista Giuseppe Alberti, omaggio a Giulietta Masina e alla sua Gelsomina, che avremmo preferito ammirare dall’alto delle guglie medievali, con l’attenzione a lui dovuta, ma che ci accontentiamo di veder allontanarsi con quella tristezza tutta poetica della solitaria via.