Un Oblomov contemporaneo

Al Pergine Festival la prima regionale dello spettacolo Oblomov Show di Oyes

Foto di A.Ficai

Oblomov Show della compagnia Oyes è la testimonianza di come il capolavoro di Gončarov, pubblicato nel 1859, sia senza tempo e rappresenti una condizione esistenziale dell’umanità.

Lo spettacolo, ideato e diretto da Stefano Cordella, è andato in scena l’8 luglio al Teatro Comunale di Pergine, nell’ambito  della 46esima edizione del Pergine Festival.

In questa riscrittura ambientata ai giorni nostri, il protagonista è Ivan (Dario Merlini), un regista quarantenne che vive la sua esistenza in campagna perennemente sul divano insieme al fratello Zachar (Francesco Meola), studente fuori corso di Infermieristica. Gli equilibri di Ivan si rompono quando Zachar decide di ospitare a casa la sua amica Agafia (Francesca Gemma), di recente tornata da alcuni viaggi, brava a cucinare “la carbonara” e suonatrice di ukulele. Tutto ciò che è novità costituisce ansia nel protagonista, ma grazie a Stolz (Umberto Terruso), vecchio amico d’infanzia, conosce e si innamora di Olga (Martina De Santis). Inizialmente il protagonista sembra destarsi dal suo torpore, ma sarà molto difficile per lui affrontare la realtà di una relazione.

Lo spettacolo riesce a far avvicinare il pubblico contemporaneo al grande capolavoro ottocentesco, spesso ostico e di difficile lettura. Come il lettore anche lo spettatore prova un senso di turbamento già dalla prima scena, in cui Ivan è sempre incollato al cellulare, quasi ipnotizzato dal “gioco delle rane”, spesso coinvolto in litigi con il fratello su questioni domestiche e impegnato nei suoi passatempi preferiti: comprare l’ennesimo aspirapolvere online e ordinare la cena con un semplice click sul telefono. Siamo consapevoli che tutti, in diverse fasi della nostra  vita, siamo stati affetti da oblomovismo: quanti di noi hanno vissuto la stessa condizione soprattutto in un periodo di lockdown e chiusure? Quanti di noi a livello psicologico si sono sentiti inutili come Oblomov?

È quando arriva Stolz che capiamo quanto dolore si celi dietro questa condizione. Ivan si è allontanato dal teatro, non ha progetti per il futuro, vive nel ricordo dei bei tempi dell’infanzia, rievoca il Natale in famiglia quando “avevamo tutto e lo davamo per scontato”. Vorrebbe avere la macchina del tempo per tornare a quei giorni, rimanendo però logorato nel passato. Il dolore di Ivan è anche il nostro attuale dolore.

C’è un momento in cui il protagonista sembra tornare alla vita, riprende a scrivere, ricomincia a parlare di teatro e di Shakespeare: l’amore sembra la cura a questo male del quale nessun personaggio riesce a parlare. Ma l’incapacità di stabilire delle relazioni inizia a manifestarsi con attacchi di panico. L’uomo è terrorizzato dalla realtà e cerca di evitarla in tutti i modi: assume un atteggiamento di indifferenza, rimanda la  visita al padre malato terminale arrivando persino a non presentarsi al funerale di quest’ultimo. Queste non-azioni caratterizzanti il protagonista, sottolineano il suo bisogno di nascondersi da un presente che non può e non vuole accettare.

Funzionale e simbolica la scelta di una scenografia basilare: sul palco vediamo un divano circondato da diversi scatoloni, che nell’azione sono utilizzati sia come contenitori, sia come sedute per gli attori, ma rievocano anche la precarietà e la trascuratezza della vita vissuta al dal protagonista.

Grazie alla bravura degli attori, in Oblomov show i momenti più drammatici sono abilmente smorzati dall’ironia: questo assicura al pubblico un divertimento e una leggerezza che tuttavia non è mai disgiunta dalla riflessione sulla condizione umana.

PANORAMICA RECENSIONE
Regia
Attori
Drammaturgia
Allestimento scenotecnico
Pubblico
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un-oblomov-contemporaneoOblomov Show <br>uno spettacolo di OYES <br>ideazione e regia Stefano Cordella <br>scrittura scenica collettiva <br>testo di Dario Merlini <br>con Martina De Santis | Francesca Gemma | Francesco Meola | Dario Merlini | Umberto Terruso <br>aiuto regia Noemi Radice <br>scene e costumi Stefano Zullo <br>sound design e musiche originali Gianluca Agostini <br>disegno luci Martino Minzoni <br>organizzazione Carolina Pedrizzetti | Irene Romagnoli <br>produzione OYES | La Corte Ospitale <br>con il sostegno di <br>Centro di Residenza della Toscana (Armunia - CapoTrave/Kilowatt)

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