
[rating=3] Domina il palco il fondale realistico che ricrea una Venezia immaginaria, quella del Goldoni, una città forse meno problematica rispetto a oggi – meno a rischio erosione cronica, o meno inquinata dalle fabbriche della sorella Mestre, come qualche telegiornale annuncia via via con ansia. Con uno sfondo color pastello e due quinte simili a barricate di legno (scappatoie, rifugio, fortezza, supporto per il gioco scenico), si apre Il Bugiardo per la regia di Alfredo Arias.
Un clima addolcito dalle maschere della commedia dell’arte e le sue movenze fresche, danzanti, simboliche. La tradizione è onnipresente, quindi, come un canto che si tramanda nei secoli senza varianti. Arlecchino/Brighella, Pantalone, Balanzone rappresentano qui gli opposti che da sempre animano il mondo, le spinte differenti che governano le radici del teatro, fino alle sue chiome. Ma è il testo che corre su diversi binari – riadattato sia dal regista sia dall’attore Geppy Gleijeses.
Un testo che si dilata per inglobare espressioni contemporanee e rimandi alla politica, giochi di parole e novità linguistiche. Per poi sfociare in una scena meta-teatrale, dove gli attori tolgono sì, la maschera, vera o metaforica, e discorrono di questo o quell’argomento – dalla guerra in Medio Oriente ai bisogni basilari degli esseri umani. Per poi fare ritorno alla storia di Lelio: un bugiardo cronico nato a Venezia e trapiantato a Napoli, dove apprende l’arte della menzogna, della ricostruzione romanzesca della vita. Egli fa ritorno a Venezia e si invaghisce di Rosaura, conteso tuttavia anche dalla sorella di lei, Beatrice. Una sorta di format televisivo, come un “Uomini e donne” del Settecento – ma molto più piacevole e acuto. Tutto lo spettacolo è abbellito da intermezzi puramente fisici, guizzi di gioia, di vera finzione.
Tra gli attori si distinguono Gleijeses e la moglie Marianella Bargilli, ma l’intero cast è composto da buoni interpreti: Andrea Giordana, Lorenzo Gleijeses, Mauro Gioia, Valeria Contadino, Luciano D’Amico, Luchino Giordana. La regia di Alfredo Arias è giocosa, effervescente, contaminata da variabili e tecniche miste, dalle ombre cinesi alla danza, al canto in inglese, a movimenti scenici morbidi e armoniosi. Si naviga su acque sicure e calme.