
Sold out al Teatro de’ Servi a Roma per le ultime repliche di Morta zia, la casa è mia, scritta da Gianni Quinto da un’idea del duo comico Tirocchi/Paniconi, per la regia di Marco Simeoli ed interpretata da Daniele Derogatis, Valeria Monetti, Maurizio Paniconi ed Alessandro Tirocchi.
Divertente, ironica, irriverente, la rappresentazione ha una trama semplice e lineare dietro la quale si nasconde l’eterno dibattito sulla spartizione dell’eredità: al bisogno tutti diventano premurosi e riconoscenti, ma prima della morte nessuno andava a trovare la povera zia, sola e anziana.
Morta zia, la casa è mia è la storia di quattro nipoti, tre fratelli e una sorella, che, dopo la morte della zia ultranovantenne, senza marito e senza figli, si ritrovano nella sua casa per organizzare il funerale ed accaparrarsi quel bel gruzzoletto che pensano gli abbia lasciato. E, come in un gioco degli equivoci, danno vita ad un’esilarante caccia al tesoro, s’imbattono nella badante rumena e nel suo corvo, nel becchino che vuole vendere la bara più costosa e farsi pubblicità con le vecchiette del vicinato, nelle amiche della zia, argute e simpatiche nonnine di paese.
I quattro nipoti sono costretti a passare del tempo insieme, come non facevano da molti anni e si riscoprono. Quante cose non conoscono l’uno dell’altro! Dapprima si mentono a vicenda, sfoggiando vite e carriere da far invidia, ma poi le maschere cadono dai volti e si ritrovano accomunati dal medesimo destino, fatto di precariato, singletudine, debiti, disoccupazione e capiscono che hanno sprecato troppo tempo a non frequentarsi. I genitori li hanno persi molti anni prima – il più piccolo ancora ne soffre – e sono stati cresciuti dalla zia Olga, che andavano a trovare solo il giorno dei propri compleanni, dimenticandosi di cosa significhi essere anziani, soli e rinchiusi in casa. Tra una battuta e l’altra, emergono anche questi sentimenti e queste tematiche più amare.
Il rancore e il cinismo si affievoliranno tra risate e imprevisti e i quattro si ritroveranno più uniti che mai. Senza soldi, perché l’eredità non è quella che si aspettavano, ma con un patrimonio più ricco e impensabile a livello di calore e sentimenti. Riscoprono la famiglia, il piacere di stare tutti insieme, di cenare allo stesso tavolo e di condividere gioie e dolori.
Una commedia che esorcizza una delle nostre peggiori paure: la morte. E la sdrammatizza a suon di risate.
Ottima e varia la scenografia così come il gioco delle luci che accompagnano i momenti più bui e quelli più divertenti. Una menzione di merito a tutti gli attori per la presenza scenica, la dizione, i cambi di costume, la mimica e i dialoghi.