
[rating=4] Quando Testori lo presentò per la prima volta al pubblico sul finire degli anni ‘70, a vestire i multi-panni di Edipo, Laio e perfino Giocasta c’era Franco Parenti, che interpretò anche gli altri due comicodrammi di Ambleto e Macbetto della trilogia degli Scarrozzanti, impasto di tragedia greca e battute dialettali milanesi che avrebbero fatto storia.
In Edipus il povero esule scarrozzante è il capocomico rimasto solo, abbandonato da tutti gli altri commedianti compresa l’unica attrice, fuggita per le migliori profferte di un commerciante lasciando a pezzi il cuore e pure le corna che erano la felicità di quel piccolo popolo di teatranti.
Ma il teatro viene prima di tutto e allora che commedia sia, pur dovendone interpretare uno alla volta tutti i ruoli della fuggiasca “ecuipe”, ecco dunque in scena l’Edipo, qui e lì inframmezzato di “a parte” in milanese stretto, ma stretto! Per noi romani una parte di questa piccola meravigliosa perla di teatro, molti vocaboli ed espressioni volano via troppo veloci pur rendendo appieno la forza davvero commovente di quest’opera tanto piccola quanto grande.
Tuttavia la magia dell’arte si schiude inossidabile, come per lo Scaldati a Palermo, perché la lingua non è mai ostacolo, semmai ponte e nell’arte è regina d’espressione. Menzione speciale per il bravissimo Eugenio Allegri che tiene testa ai giganti che l’hanno preceduto sulla scena con un garbo e una raffinatezza rari. Bravo!