
Tante e diverse sono le ragioni che spingono gli appassionati di teatro a recarsi in sala: tra queste il desiderio di vivere un sogno ad occhi aperti, ingannare i sensi e affacciarsi in un mondo che è altro dal quotidiano. A queste esigenze ben risponde il cosiddetto physical theatre, genere ostico alle codificazioni che prende le mosse dal nouveau cirque, dove l’atletismo circense si mescola alla poesia del teatro, all’armonia della danza, ai giochi di luce, al teatro di figura, alle proiezioni più sofisticate.
Comix in scena al Teatro Cilea di Napoli il 2 Marzo nasce dalla fucina dell’Emiliano Pellisari, un coreografo/regista che preferisce definirsi architetto dei corpi. Dal suo atelier romano partono i lavori della NoGravity Company a cui è stato tributato un successo internazionale soprattutto per la Trilogia legata alla Divina Commedia.
Comix inizia portandoci in aria: tutto è leggero, tutto fluttua, tutto è sospeso, uccelli, angeli, meduse nel cielo come nel mare giocano con le leggi della gravità. Lo spettacolo strizza l’occhio al mondo dei fumetti e dei cartoni animati: si parte dal segno fondamentale, la linea, fluo per l’occasione, che diventa corpo, oggetto, si scompone e ricompone cercando anche di prendersi gioco del pubblico che immagina qualcosa e si ritrova sconfessato.
La musica accompagna tutto lo spettacolo, traghettando in luoghi e tempi diversi, dalle sonorità balcaniche di Kusturica al jazz di Gershwin. Proiezioni e videomapping con l’ausilio di velatini e di un accurato disegno luci creano e disfano la scena, i performer, sarebbe riduttivo definirli sono ballerini, la attraversano e giocano con le dimensioni, le illustrazioni diventano corpo e i corpi diventano cartoni. L’alto e il basso si confondono, giochi di specchi e proiezioni in diretta offrono nuove prospettive, puntando al cortocircuito dei sensi.
Oltre ai corpi e agli oggetti si capovolgono anche i ruoli, in Popeye la protagonista diventa Olivia, novella Penelope che accudisce il fantoccio di Braccio di Ferro. Dai caotici mercati mediorientali all’intimità di un appuntamento francese, dai colori della pantera Rosa alla bicromia della danza degli scheletri, lo spettatore è accompagnato in un viaggio immaginifico che affascina e suggestiona.
Tuttavia il rischio è che tutto ciò risulti un mero esercizio di stile, un potpourri di belle trovate e immagini di effetto che non trovano connessioni riconducibili neanche al mondo del sogno e del surrealismo. Comix non è fedele al titolo, i riferimenti al fumetto ci sono ma non portano da nessuna parte, i giochi scenici sembrano smaccatamente mutuati e presi in prestito da produzioni precedenti. Nota dolente della serata è stata la godibilità dello spettacolo messo in scena in un teatro che non riusciva a garantire un perfetto buio in sala e assicurare la giusta magia. Insomma Comix piace ma non sorprende, ottimi interpreti e raffinatezza scenotecnica non dovrebbero far a meno di una ricerca drammaturgica che sappia valorizzare il potenziale di una grande produzione.