Carrelli pieni e occhi vuoti e poi Metropoli’s di Camilla Cuparo

21 e 22 giugno al Teatro Abarico di Roma.

Danilo RoSsi

Un canto vagamente sofferente: la voce di una ragazza particolarmente struggente introduce un bambino di 11 anni, Mattia Siani per lo spettacolo in scena al Teatro Abarico culmine di un percorso di alta formazione teatrale e, grazie alla supervisione della gemella Teresa Cuparo specialista in movimento creativo, diretto da Camilla Cuparo, autrice e regista della scrittura in scena. Un professionista come pochi è difficile apprezzare per genuinità, tempi, cadenze e impatto ipnotico, tra coloro che attori lo sono già. Racconta di sé, ovvero cosa vogliamo che ci racconti: vive in città tra questi edifici grigi sgangherati accanto a un centro commerciale, che è tutto e ivi ha tutto, accanto a delle gabbie colorate, cortili, entro i quali i bambini giocano, il verde lo vedono ma non lo toccano, gli animali li conoscono, ma non li coccolano, immaginano il mare ma nell’immaginazione è difficile immergersi e nuotare.

Tutti i giorni si va in giro per negozi, sempre gli stessi negozi, sempre le stesse frequentazioni. La gente si muove negli immensi corridoi del centro con carrelli sempre pieni delle stesse cose e acquisti di ogni genere ma mai carichi di realtà. Sì occhi vuoti. E il desiderio del ragazzino è di poter un giorno trasferirsi in un posto dove non esista il rumore del traffico, degli aerei che gli sorvolano sulla testa, dove potere incontrare facce diverse e potere non avere recinti intorno quindi mare, campagna, spazi infiniti, pieni di vita libera da schemi e regole.

Danilo RoSsi

Buio e sul palco quando di nuovo è in luce, medesima posizione si commisera e lamenta “… buio, sempre buio solo buio…” Alex Lorenzin. Con lui sempre accanto la sorellina Benedetta Quaglieri, il suo migliore amico, Davide Caprioli, e la sua fidanzatina Alessia De Mattia. Tutti i ragazzi a turno intrepretano e raccontano questa condizione di vivere in città nei pressi di questo grande centro commerciale, dove c’è tutto quello che serve, ma niente di reale, in questi palazzoni diroccati tutti grigi. Tutto è grigio senza colore, senz’anima e tutte le relazioni si concentrano nella piazzetta adiacente o Metropolis, per una birra, un’amicizia, per un affetto, per le proprie storielle e questo tossico essere sempre lì nel bene, per loro è un bene, per gli spettatori forse un male. Esatto crea il ‘branco’ dove ci sono le regole, c’è sempre un capo e un eterno secondo Filippo Jingberger, e con fare irruento lo esterna in cerca di rivincita, e le ragazze ci devono stare, tutto lo decidono i maschi, non le stupide ‘donnette’.

Solo chi non vede immagina di potere instaurare una storia di amore fuori dalle regole ed ecco i protagonisti citati Alex Lorenzin, Alessia De Mattia, Davide Caprioli, che lo urla sempre che è egli stesso il capo e come fai a non capirlo lo grida ad ogni piè sospinto, ma l’attrazione non ha regole scorre dove c’è dolcezza, intesa e comprensione e non dove c’è gerarchia ecco il monito della pièce di Camilla Cuparo. Ma se la ragazza è del capo, non è possibile che il ‘branco’ eluda che il suo amico faccia qualcosa che contravvenga alle sue regole, anche se particolari sensibilità alla base della ricerca di relazioni più profonde giustifichino la distrazione dai valori di amicizia e rispetto. Cercare sentimenti reali e non stereotipati fanno la trama e le suscettibilità violente, che per sua genesi il ‘branco’ incarna.

E se a questo punto è chiaro quale sia la dinamica del gruppo di quello che succederà sulle tavole del teatro, la penna impavida e sempre veritiera, senza remore dell’autrice dettaglia ogni evento fino al raccapricciante epilogo che ci vede spettatori inermi ed esterrefatti ogni giorno nelle notizie di cronaca di giornali e telegiornali. E ci vuole bravura, coraggio e assenza di leziosità per portare in rappresentazione, attraverso allievi con caratura da grandi professionisti, tali tematiche, ma è sempre lei e la sua grandezza di penna e regia. Chi conosce e apprezza certa drammaturgia non può esimersi da constatare la costante crescita che di testo in testo si evince.

Danilo RoSsi

E se la piazzetta con una fontana che non butta acqua è luogo per grandi, lì si cresce sin da piccoli: eccoli i citati Mattia Siani, Benedetta Quaglieri, Samiria Recchia e Lorenzo Leoni a stilare il patto per un nuovo ‘branco’. Tutti desiderano evadere ma non sanno farne a meno: è il loro mondo. Qualcuno va all’università, qualcuno lavora lontano da ‘Metropolis’ e in altre città o quartieri, ma prima o poi ritorna.

La ragazza è morta succube delle leggi del branco e di nuovo la voce femminile canta il bellissimo brano: la sua voce lo esalta come fosse in cerca di comprensione e porta all’applauso di uno spettacolo decisamente dettagliato nell’evidenziare uno dei più grandi disagi della nostra società. I mondi di plastica fatti di luci al neon, privi di relazioni umane reali, veracemente affettuose e sane. Finalmente in un una messa scena ad alta concentrazione si può tributare il meritato encomio agli attori davvero ineccepibili per interpretazione, duttilità vocale e recitativa. Esattamente non di plastica, ma veritieri.