Alice Underground … perchè il viaggio è nella testa!

[rating=4] Chi non si è mai sentito  un po’ come Alice? Perso, confuso, felice o spaventato? Tutti conoscono le sue avventure, ma pochi sanno che, prima di approdare nel Paese delle Meraviglie, la curiosa bambina inglese aveva vissuto le proprie avventure under ground (nel sottosuolo!) e in “Alice underground” le originali avventure di Alice nel sottosuolo sono raccontate come Lewis Carroll le aveva trascritte e illustrate, per regalarle ad Alice Pleasance Liddell, una sua piccola amica: fu un dono d’amore, scrisse, “a una bambina in ricordo di un giorno d’estate”.

A questa prima stesura Carroll aggiunse, in seguito, altri episodi e personaggi, rielaborò alcune scene, commissionò altre illustrazioni a un disegnatore satirico e, nel 1865, pubblicò “Alice nel paese delle meraviglie”. Ma è da “Alice underground” che bisogna partire per capirne la genesi e l’evoluzione.

La storia di Lewis Carroll è stata rappresentata in mille modi diversi, canzoni film e libri si sono ispirati ad essa e i suoi personaggi, dal Coniglio Bianco al Brucaliffo,  dal  Cappellaio Matto  alla Regina di Cuori, sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo di adulti e bambini.
Anche  le due registe, Maria Laura e Brunella Platania,  e la sceneggiatrice Miriam Tocci, coadiuvate dal coreografo Marcello Sindici, hanno ripercorso la realtà ‘insensata’ e sovvertita del testo meno conosciuto di Carrol,  creando  uno spettacolo divertente, allo stesso tempo delizioso e inquietante, un’ora e mezzo di sorpresa continua,  in un mondo fatto di scatti di vita vissuta, che colpisce per la capacità di creare meraviglia  e per la precisione dei dettagli, ovvero di tutto quello che può ricreare in teatro la magia del sogno. Come dire: la realtà non si guarda più dal buco della serratura, ma attraverso un caleidoscopio. E si rimane a bocca aperta, come bambini.

Alice piccola (Valeria Borsellini) in questa versione è affiancata da Alice grande (Valentina Simonetto) e, sprofondando sotto terra, dove si annida il “perturbante”, deve inevitabilmente “andar per matti” e fare fronte agli strani personaggi che incontra: il Cappellaio Matto (Giacomo Nappini), la Lucertola Tuttofare (Rosy Messina),il Brucaliffo (Federica Graziani), Humpty Dumpty/Ghiro (Lorenzo Pelle), il Coniglio Bianco (Cristina Giachi), la Lepre Marzolina (Miriam Tocci), la Duchessa (Roberta Cannizzaro), il Gatto (Melania Di Giorgio), la Regina di Cuori (Francesca Mengozzi), il Re di Cuori/Dodo (Luca Virone). E poi i Gatti, i Fiori, le Ostriche e le Carte (Beatrice Rinaldi, Chiara Romano ed Eleonora Tomassi), Rane e Pesc/Dum e Dee ( Manuela Longo e Sabrina Pinto). Tra indovinelli e filastrocche dovrà affrontare difficoltà ed insidie, a prima vista  incomprensibili  e insuperabili, proprio come accade ai nostri ragazzi di oggi, ma  questo percorso di “formazione” le permetterà di crescere e diventare adulta.

In realtà, al di là del risultato, è la totalità del progetto che sorprende, la passione che traspare nel concretizzare un’idea, “vagamente” folle e rischiosa, di chi decide di portare in scena un testo, tra l’altro rivisitato e reinterpretato da generazioni di artisti,  e da cui emergono una moltitudine  o, meglio, una “moltezza” (come dice il Cappellaio) di interpretazioni, rendendolo comunque un piccolo capolavoro interpretativo di talenti  (aspiranti performer al termine di un percorso di perfezionamento ed attori già professionisti, ma vi sfido a distinguerli!) e maestranze, magnificamente intergenerazionale, gustabile e leggibile da qualsiasi tipo di pubblico, e non è cosa da poco. Una Alice, questa, in grado di far immergere lo spettatore in un mondo capovolto, dove trovano spazio le nostre ansie e le nostre paure, ma anche i nostri sogni e i nostri desideri, e condurlo in un viaggio, non facile, nel  regno sotterraneo dell’inconscio, individuale e collettivo.

L’idea dei  fantasiosi realizzatori di questo spettacolo  è proprio quella di sottolinearne la contemporaneità, pur dando grande spazio al fantastico e al fantasioso, riuscendo a  costruire sui  punti focali della storia una trama per “raccontare”, cantando meravigliosi brani, sicuramente i meno conosciuti (scelta ardita), tratti da musical più o meno famosi, che si rivelano però splendidamente appropriati, nei testi e nei ritmi, sia alle varie situazioni che alle potenzialità vocali dei protagonisti, una squadra di talenti puri, tutti davvero sorprendenti. Bello anche il trucco di scena di Jenny Tomasello e perfetto il disegno luci di Marcello Sindici.

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