
Il viaggio prosegue all’interno del carcere, in una stanza angusta, dove veniamo fatti accomodare ai lati, pronti ad assistere a Il compito, di e con Aldo Rendina, accompagnato da Federica Tardito.
Su una scena sobria, fatta di pochi e poveri elementi, ovvero tre banchi di scuola, qualche sedia, una lavagna, sopraggiunge Aldo Rendina, nei panni di uno stanco custode che lentamente inizia a pulire banchi e pavimento. Ben presto, però, un ritmo interno inizia a prender campo verso nuovi personaggi possibili, stravolgendo l’essenza quotidiana sulle coinvolgenti note prima di E. Presley, poi Shostakovich, quindi Radioheard, indagando la molteplicità dell’essere in un climax di pura energia, libera da vincoli e ostacoli, verso l’ignoto. Tra desideri, dubbi, vanità e conflitti, ecco delinearsi un paradossale “Altro”, The King, mentre cose ed oggetti concorrono alla trasformazione, acquistando nuova funzione e sembianza, in un gioco di ruoli che non perde mai energia né carica emotiva.
Uno spettacolo divertente, con un retrogusto amaro: al suono della campanella, la magica maschera crolla, insieme a tutto il suo misterioso universo, per lasciare nuovamente il disarmato personaggio alla cruda realtà. Viaggio davvero avvincente nella natura dell’umano possibile, con una bella ed energica prova da vero one man show per Aldo Rendina: una performance che emoziona semplicemente.