
Il 23 giugno gli Avion Travel con il loro Privè Tour hanno inaugurato la stagione estiva di eventi e concerti che avranno luogo nella suggestiva e inusuale location del Museo Nazionale di Pietrarsa a Portici, che per la prima volta apre i suoi giardini e la sua terrazza vista mare alla musica.
E non poteva esserci posto migliore per ospitare il concerto della band campana che ha pubblicato lo scorso 18 maggio il suo ultimo album Privè, il primo di inediti dopo 15 anni e soprattutto il primo dalla scomparsa lo scorso anno del chitarrista Fausto Musosella, membro storico degli Avion Travel.
Le dieci canzoni di Privè sono un tuffo nel dolore, toccato con mano e senza paura di ferirsi, con un’accettazione mistica e consapevole, ma sono anche la risalita, la voglia di scherzare, di giocare alla vita con autoironia. “Sembra che alcune canzoni si muovano sospettose, offendendo le altre che invece accolgono, consolano e scaldano”, ha detto Servillo. “Le ultime si affidano alle parole, alla loro precisione, alla capacità di queste di rappresentare il mondo, ma le prime restano a smentire ciò, recitando oscuramente pulsioni e sensazioni”.
E così nella bellezza reverenziale dei giardini del Museo la band sale sul palco e la batteria di Mimì Ciaramella parte con l’attacco di A me gli occhi/L’incanto seguito dalle tastiere di Mario Tronco e Duilio Galioto, dal sax di Peppe D’Argenzio e dal contrabasso di Ferruccio Spinetti, a cui si aggiunge la voce inconfondibile di Peppe Servillo.
Tra una folata di un vento implacabile e le battute del cantante, gli Avion Travel suonano tutte le canzoni di Privè la cupa e sensuale Inconsapevole, la ritmata Come si canta una domanda, le divertite Il cinghiale e Alfabeto, fino alla provocatoria Se veramente Dio esisti, esclusa dal Festival di Sanremo nel 2008 e ricantata poi da Fiorella Mannoia, e a Caro maestro, commovente non per il testo giocoso e ironico ma per le musiche composte da Musolella a cui va l’inevitabile dedica.
Si passa poi ai vecchi classici, che i più aspettavano con ansia, Abbassando, Dormi e sogna, Cuore Grammatico, Sentimento e Piccolo tormento. Note e parole familiari che il pubblico conosce a memoria ma che sussurra, non urla, per non interrompere la magia del momento.
Magia data anche dalle luci splendide, che creano un disegno che va a tempo con le musiche e si adatta alle atmosfere ora intime ora movimentate delle canzoni. Impossibile non scattare foto quando Peppe Servillo si gira a ballare verso i musicisti e un fascio di luce bianca ne disegna il profilo, come in un quadro.
Quello che colpisce è la reale bravura di questa band ad occupare il palcoscenico, è la consapevolezza che trasuda da ogni nota suonata, ogni parola pronunciata, ogni passo di danza accennato da quel genio, maestro e mattatore di Servillo, vero showman della serata.
Da spettatrice “giovane”, abituata ai concerti degli artisti indie che popolano lo scenario musicale italiano, ogni volta che assisto a concerti del genere mi rendo conto dell’enorme divario che c’è con la “vecchia scuola”, un diverso approccio alla musica vissuta come momento di condivisione, di bellezza, lontano dalle retoriche moderne che esaltano il degrado, estremizzano il no sense e finiscono con l’offrire agli spettatori un buco di una serratura da cui guardare lo spettacolo.
Gli Avion Travel sono artisti capaci di essere tali, che sanno rinnovarsi senza risultare monotoni e sanno coinvolgere e emozionare anche chi, come la sottoscritta, non li ha mai ascoltati con troppa assiduità.
Il loro concerto a Pietrarsa è perciò la dimostrazione di cosa vuol dire fare spettacolo, di cosa è veramente la musica e di come la si dovrebbe vivere; senza solipsismi o ridondanze ma con la gioia e l’empatia di chi vuole trasmettere un messaggio.