
Da dieci anni a Milano la fine di ottobre ha un suono inconfondibile: quello del jazz. Ogni anno infatti la rassegna JazzMi si rinnova sempre fedele a se stessa ma mai uguale, portando nella città artisti internazionali di fama mondiale e nuove scoperte, sonorità classiche da jazz club americano ad artisti innovativi che reinterpretano il genere in modo nuovo.
Per la sua decima edizione il JazzMi non è stato da meno e sui palchi sparsi per la città ha portato un programma straordinariamente ricco e variegato, capace di raccontare il jazz nelle sue molteplici anime: da quella più pura e tradizionale a quella più sperimentale e contaminata. Nei teatri storici, nei club, nei musei e persino negli spazi urbani più inattesi, Milano si è trasformata in un’unica, grande casa del jazz, dove ogni nota ha trovato il suo posto, ogni voce la sua eco.
Tra gli appuntamenti più affascinanti di questa edizione di JAZZMI c’è stato LUMINA, il nuovo progetto dei C’Mon Tigre, presentato negli spazi di BASE Milano. Più che un concerto, LUMINA è un’esperienza immersiva e sensoriale che fonde musica, arti visive e tecnologia in una forma completamente nuova di partecipazione.
Il pubblico, a cui vengono fornite cuffie wireless, è immerso in un suono a 360 gradi, mentre luci e laser disegnano un ambiente pulsante, quasi organico, a tempo con musica. Al centro della scena, cinque musicisti e un robot percussionista costruiscono un dialogo inedito tra strumenti provenienti da diverse culture, elettronica e ritmo: dall’afro beat, al brit pop, dall’elettronica al jazz.
Quello che viene fuori è un rito collettivo e ipnotico, un paesaggio sonoro in continuo mutamento che invita a muoversi, a lasciarsi attraversare dalle frequenze e a vivere la musica come esperienza totale. Inserito nel programma “Making Kin” di BASE Milano, dedicato alle nuove alleanze tra corpi e intelligenza artificiale, LUMINA conferma la capacità dei C’Mon Tigre di oltrepassare i confini del jazz per trasformarlo in un linguaggio aperto, visivo e profondamente contemporaneo.
Ma il JazzMi non dimentica la sua anima tradizionale e poche sere dopo il viaggio visionario dei C’Mon Tigre, il festival si è spostato su un terreno sul jazz puro di Avishai Cohen Trio, uno dei musicisti più importanti e acclamati al mondo. Se il progetto LUMINA trasforma il palco in un organismo visivo e ritmico, in cui la musica si intreccia con immagini e gesti, il trio di Cohen riporta tutto al gesto puro del suonare insieme, al dialogo tra contrabbasso, pianoforte e batteria come forma primaria di narrazione.

Nella sua esecuzione Avishai Cohen interpreta la tradizione non come un rifugio sicuro ma come tensione viva: ogni nota si muove tra rigore e libertà, partendo dalle radici della storia del jazz e arrivando a una costante ricerca di apertura e novità, come testimonia anche un pezzo in cui il musicista abbandona il contrabasso per esprimersi cantando.
Il contrasto con l’estetica multisensoriale dei C’Mon Tigre si fa allora fertile continuità – due modalità diverse di interrogare il presente del jazz, l’una espansa verso la performance e la contaminazione, l’altra raccolta nella purezza del suono e della relazione tra i musicisti.
In questa doppia anima, JazzMi rivela il suo senso più profondo: un festival capace di contenere le contraddizioni del jazz e di farle risuonare come parte di un unico, mutevole paesaggio sonoro.















