“Il Farnace” di Antonio Vivaldi in scena al Teatro Comunale di Firenze

Mercoledì 29 e venerdì 31 maggio alle ore 20.30 al Teatro Comunale di Firenze va in scena “Il Farnace” di Antonio Vivaldi nell’ambito del Festival del Maggio Musicale Fiorentino.

Antonio Vivaldi (Venezia 1678 – Vienna 1741) terminò “Il Farnace” nel 1738, affinché fosse rappresentato a Ferrara in occasione del carnevale del 1739; l’opera venne però cancellata dalla programmazione, dopo il fiasco, pilotato, del Siroe, andato in scena il 2 gennaio di quell’anno.

Nel 1741 Vivaldi morì, senza aver messo in scena il titolo, che aveva nuovamente rielaborato, a più di sessant’anni; successivamente l’autore e le sue opere caddero in una sorta di damnatio memoriae, per essere poi riesumati e riediti nella Renaissance che permise di riscoprire Vivaldi all’inizio del Novecento. 

“Il Farnace”, in quest’edizione, vede la sua prima rappresentazione assoluta (infatti non andò mai in scena mentre era in vita l’autore). In verità, una prima versione del Farnace aveva visto la luce già nel 1727, da allora, per più di 11 anni, per la fortuna e l’apprezzamento che arrisero al soggetto, Antonio Vivaldi continuò a riproporre l’opera, cimentandosi in 8 edizioni, tutte diverse; l’ultima, quella del 1738 si dimostrò ben lontana dalla prima, per stile musicale -sicuramente influenzato dalla moda ‘napoletana’ dell’epoca-, e nel testo, su libretto di Antonio Maria Lucchini.

Di questa edizione non è pervenuto il III atto, e dunque vengono proposti nell’allestimento fiorentino -fedelmente a quanto sopravvissuto nel manoscritto a noi pervenuto, e conservato oggi alla Nazionale Torino- i primi due atti, che terminano con un duetto d’amore fra due personaggi minori, Selinda e Aquilio.

Al posto del III atto, a riportare lo spettatore nell’atmosfera cupa e torva della trama, Federico Maria Sardelli e Marco Gandini hanno deciso di riproporre l’aria di Farnace della scena VI, atto II, ‘Perdona, o figlio amato’, nell’edizione del 1727, ‘Gelido in ogni vena’, che si discosta dall’ultima stesura nelle parole e nella linea musicale.

Marco Gandini riprende l’opera barocca e la colloca in una dimensione priva di connotazioni temporali o geografiche, così da astrarre le tinte accese del libretto e le marcate caratterizzazioni dei personaggi, quasi fossero quadri di un’esposizione, in un’azione, ricca di cambi scena, molto ritmata e serrata, che verrà ancora più accentuata con l’aiuto di luci e proiezioni.

Maggiori informazioni: www.maggiofiorentino.com

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