
Il documentario Return to Homs di Talal Derki, girato durante la rivoluzione in Siria, dal 2011 al 2013, ha vinto la quinta edizione del Festival Middle East Now Award, grazie al maggior numero di voti del pubblico.
Con l’acclamazione del vincitore e la proiezione dell’ultimo film My sweet pepper land di Hiner Saleem, si è così conclusa ieri sera la quinta edizione del Middle East Now Award, il festival dedicato al cinema e alla cultura contemporanea del Medio Oriente, iniziato il 9 aprile scorso al cinema Odeon a Firenze.
Una menzione speciale è andata al lungometraggio Rock the Casbah di Laila Marrakchi, la commedia agrodolce marocchina con un cast d’eccezione che include Hiam Abbas, Nadine Labaki e l’ottuagenario Omar Sharif. Il film è la storia di una famiglia che si riunisce per il funerale del padre, e in quei tre giorni si intrecciamo i fili dei rapporti e dei ricordi dei personaggi, il tutto mediante una grande acutezza d’indagine e ironia tutta al femminile.
La giuria di studenti della New York University Florence ha invece assegnato il premio “Best Short Film by NYU Florence” a Condom Lead di Mohammed Abunasser e Ahmad Abunasser (aka Tarzan and Arab) per il miglior cortometraggio.

Menzione speciale per il focus Window on Qatar al corto Eye & Mermaid di Shahad Ameen. Hanan ha 10 anni e vive in un villaggio sulla costa araba. Un giorno nella baracca dei pescatori scopre un segreto: suo padre, durante un’immersione, ha catturato una sirena. Per il focus Iraq Now, menzione speciale a Children of God di Ahmed Yassin. Un ragazzino che ha perso le gambe durante la guerra scommette i suoi beni più preziosi – una serie di poster di calcio – sulla vittoria della squadra femminile contro quella maschile.
Documentario premiato. Il pubblico ha quindi premiato il documentario Return to Homs, già vincitore al Sundance Festival 2013, che racconta la città simbolo della rivoluzione siriana. Dal 2011 al 2013 il regista Talal Derki ha seguito il percorso di due amici, le cui vite sono state sconvolte dalla guerra in Siria: novanta minuti, in cui viene racconta l’evoluzione della guerra di Siria e il mutamento inevitabile di due dei suoi protagonisti, Abdel Basset Sarout, 19 anni, star del calcio e portiere della nazionale, che diventa ben presto un’icona della rivoluzione, e Ossama 24 anni, pacifista e un media activist. Quando l’esercito di Assad trasforma la loro città Homs, in un luogo fantasma, questi due ragazzi pacifisti decidono di imbracciare le armi e diventare dei ribelli. I manifestanti di quella che nel 2011 era ancora la protesta pacifica dei siriani, cantano per le strade l’orgoglio di Homs, la “capitale” della rivolta contro il regime di Damasco. Basset, poi lascerà il megafono da cui lanciava gli slogan per il fucile, quando la repressione delle proteste si farà più dura, e Ossama, che continuerà il suo lavoro da attivista, fino a che, ferito, lascerà la città e verrà incarcerato dal regime, di ritorno da un ospedale sul confine siro-libanese. Da allora di lui non si saprà più niente. E alla fine, quel che rimane di Basset, rimasto unico protagonista del lungometraggio, è una città distrutta, lacerata dalla nebbia della guerra, tra morti e feriti.

Un festival lungo sei giorni, che ha acceso i riflettori su storie di guerre, con particolare riguardo su l’Egitto, il Marocco e l’Iran; inoltre sono stati organizzati eventi collaterali al Festival, come il concerto del gruppo del momento, Mashrou’ Leila, la più famosa band indie-rock mediorentale e le mostre: Persia mon amour (galleria Boralevi fino all’1 maggio) di Edoardo Delille e Jacopo Storni, Occupied pleasures di Tanya Habjoqua (Aria Art Gallery fino al 25 maggio) di Tanya Habjouqua, e l’esposizione di fumetti The comic city of Beirut (Istituto Europeo di Design fino al 30 aprile) realizzata dall’illustratrice libanese Raphaelle Macaron, in collaborazione con l’artista Joseph Kai.
Ricordiamo che il Middle Est 2014 ha dedicato all’acclamato regista palestinese Hany Abu Assad l’anteprima italiana di Omar, candidato all’Oscar 2014 come miglior film straniero e Gran premio della Giuria al Festival di Cannes. Il Festival Middle East Now, è stato reso possibile grazie ai fondatori e direttori artistici Lisa Chiari e Roberto Ruta con la loro associazione culturale “Map of Creation”, e il sostegno di vari enti, organizzazioni e istituzioni.














