
La storia del furbo Figaro è arcinota, resa celebre dalle opere di Rossini e di Mozart che, come è noto, hanno messo in musica i racconti di Beaumarchais, “Il barbiere di Siviglia” e “Le nozze di Figaro”, regalandoci arie tuttora note fra il grande pubblico (e utilizzatissime dalla televisione e dal cinema). Pochi però sanno che prima di costoro era stato Giovanni Paisiello a musicare il Barbiere di Siviglia su commissione della zarina di Russia Caterina la Grande per il Teatro dell’Ermitage, nel 1782.
La sfortuna dell’opera di Paisiello non è dovuta a scarso pregio artistico della composizione ma proprio all’adombramento dovuto al Barbiere di Rossini. Eppure tanto Mozart prima che Rossini poi sono molto debitori del capolavoro paisiellano.
A titolo di esempio: da un lato la famosa sinfonia delle Nozze di figaro del compositore salisburghese inizia con la ripresa letterale delle battute finali del Barbiere di Paisiello, dall’altro quasi tutti gli espedienti comici di Paisiello vengono rielaborati e amplificati da Rossini mantenendo pressoché inalterato il colore musicale, prima su tutti la celebre aria della menzogna.

Che il Barbiere di Paisiello sia di notevole fattura lo ha notato il genio di Kubrick che ha adattato la melodia della cavatina del Conte di Almaviva per inserirla come colonna sonora del bellissimo film Barry Lyndon.
La produzione di Voce all’Opera, essenziale e di poche pretese, è stato affidato alla regia di Gianmaria Aliverta, con i costumi di Sara Marcucci. La scarsa superficie a disposizione sul palco dello Spazio Teatro 89 non ha consentito l’allestimento di scenografie e la rappresentazione è stata sapientemente supportata dall’uso di pochi oggetti di scena: un grande baule, ricovero di Figaro, e un’alta scala a carrello, la casa di Don Bartolo e di Rosina. Scanzonata e irriverente la recitazione richiesta ai cantanti.
I costumi, contemporanei, hanno cercato di reinterpretare in chiave postmoderna le vicende narrate.
La direzione dell’Orchestra Giovanile Voce all’Opera è del maestro Ferdinando Sulla, appassionato e deciso, attento alle esigenze di palcoscenico e entusiasmante interprete del tessuto musicale. I suoi giovani strumentisti hanno fornito davvero eccellente prova di sé. Ad accompagnare il canto un pianoforte in luogo del clavicembalo, scelta dolorosa ma del tutto sopportabile.
Molto bene il cast di giovanissime voci. Intrigante il Figaro di Carlo Cecchi, sensibile e delicato il tenore Nestor Losan nei panni del Conte di Almaviva, al contempo angelica e sensuale Graziana Palazzo, Rosina. A capo degli antagonisti Luca Simonetti, nel ruolo di Don Bartolo, di notevoli qualità tecniche, seguito dal Don Basilio di Luca Vianello.
Apprezzabili seppure per brevi apparizioni, Maurizio De Valerio e Gabriele Faccialà nelle doppie vesti rispettivamente del Giovinotto, poi l’Alcade, e dello Svegliato, poi il Notaro.
Il variegato pubblico presente nell’assiepata sala del teatro ha risposto con calorosi e lunghi applausi alla bella serata di buona musica, premiando certamente non solo la qualità artistica ma anche, forse, la coraggiosa scelta di allestire un titolo assai inconsueto.