Serata Stravinskij: Petruska e Le sacre du printemps al Teatro alla Scala

Dittico di balletti Petrushka e Le sacre du printemps di Stravinskij alla Scala, dirige Zubin Mehta

Il genio di Igor Stravinskij ha avuto particolarmente fortuna nella composizione di balletti. Petrushka e Le sacre du printemps (il “rito” della primavera) sono due tra i suoi capolavori più noti, entrambi composti su commissione dei Ballets Russes di Sergej Djaghilev che dal 1909 al 1929 imposero al mondo occidentale i canoni della danza classica moderna di stile moscovita e pietroburghese scritturando i migliori ballerini, compositori, coreografi e artisti del momento.

Entrambi i balletti offrono all’ascoltatore musiche di estrema raffinatezza, motivi popolari ed elaborazioni sofisticatissime, brani della tradizione tonale ed intere frasi di audace dissonanza. Una continua sperimentazione di effetti ritmici e musicali che costruisce un percorso straordinariamente coerente tra l’antichità e l’innovazione.

Quanto in Petrushka che ne Le sacre du printemps aleggia un sentimento insieme malinconico e grottesco, in entrambi i balletti il motivo popolare russo, tipicamente disincantato, si mescola con uno spirito più scanzonato creando una forte tensione drammatica.

Serata Stravinskij
foto di Teatro alla Scala

Felice la scelta di portare in scena i due spettacoli in dittico nelle rispettive versioni più celebri: Petrushka in quella di Michel Fokine con scene e costumi di Aleksandr Benois, Le sacre du Printemps in quella di Glen Tetley con scene e costumi di Nadine Baylis.

Petrushka è la storia di un automa meccanico, fenomeno da baraccone degli spettacoli di un vecchio Ciarlatano che convince i suoi spettatori di aver infuso vita umana nelle sue marionette: il Moro, la Ballerina e, appunto, Petrushka.

Gli automi però hanno davvero vita propria e condividono piaceri e dispiaceri umani. È così che Petrushka è invano innamorato della Ballerina che è invece amante corrisposta del Moro. Quando il nostro infelice, finito lo spettacolino, tenta di dichiararsi all’amata, viene bruscamente scacciato dal Moro a suon di sciabolate.

Petrushka però non cede e nella baraonda che ne consegue fugge dai colpi della scimitarra del Moro nella piazza antistante il teatrino dove viene inseguito, catturato e, tra lo stupore della folla, ucciso. Il Ciarlatano convince facilmente spettatori e polizia che il corpo malconcio di Petrushka è soltanto un burattino inerte.

A notte fonda, però, quando il Ciarlatano resta solo, con fare beffardo fa capolino sul tetto del teatro lo spettro irriverente di Petrushka.

Serata Stravinskij
foto di Teatro alla Scala

La messa in scena tradizionale ci porta nella Russia di inizio secolo, con i colori, i vestiti, le scenografie dell’allestimento originale, esplicito e spettacolare: una vera e propria fiaba popolare portata sul palcoscenico con sfarzo di espedienti.

Le sacre du printemps è la celebrazione della cultura pagana della Russia ancestrale. Tradotto impropriamente in italiano con “La sagra della primavera”, il balletto vuole mettere in scena e in musica la ritualità delle stagioni secondo le antiche cerimonie religiose della Russia precristiana e che sopravvivono nel sostrato culturale del popolo russo. In particolare, nell’interpretazione di Tetley, viene esaltato il tema del sacrificio e della rinascita di un Eletto in stretta relazione con la morte e rinascita della natura nello stretto legame con la Terra.

La musica è costruita attorno a dei motivi ricorrenti e continuamente ripetuti e rielaborati sfruttando tutto l’organico orchestrale e tutte le potenzialità della sperimentazione musicale. I temi popolari ne risultano stravolti e rinnovati, pur mantenendo inalterata la potenza dell’impatto emotivo e dei riferimenti simbolici. Alcune frasi, per quanto ardite, riescono a costruire melodie universalmente evocative, che si sganciano dalla singolarità del soggetto tradizionale e ci parlano più in generale del rapporto tra Uomo e Natura nell’alternarsi delle stagioni e nello scorrere del tempo.

Serata Stravinskij
foto di Teatro alla Scala

In questo senso lo spettacolo di Tetley, straordinariamente contemporaneo, rinuncia completamente al libretto originario e allestisce uno spettacolo del tutto nuovo, senza riferimenti spaziotemporali e completamente giocato sull’espressività dei ballerini e delle coreografie.

Il Corpo di Ballo scaligero risponde perfettamente alla sfida del dittico, dimostrando una qualità davvero eccellente. Emozionanti le prime parti della recita del 14 febbraio, Maurizio Licitra, Nicoletta Manni e Mick Zeni in Petrushka e Antonino Sutera, Virna Toppi e Gabriele Corrado ne Le sacre di printemps.

Eccellente l’Orchestra, messa particolarmente alla prova nella seconda parte della serata, mirabilmente diretta dalla bacchetta di Zubin Mehta, delicato e raffinato come al solito, attento alle esigenze di palcoscenico ma soprattutto alle sfumature dei colori più sottili e intimi della partitura.

Calorosi gli applausi della sala del Piermarini molto affollata.