
[rating=5] Timido e irruento, ricco e povero, Fino a qui tutto bene non conosce tempi morti. Fatto di una freschezza sempre più rara da trovare, questo film non sembra avere “data di scadenza”, nonostante tratteggi il ritratto di una generazione ben precisa. Il regista è Roan Johnson, pisano di madrelingua inglese, che dona al suo lavoro (vincitore del “Premio del pubblico” al Festival del Cinema di Roma 2014) uno slancio di autenticità. La sceneggiatura è opera di Ottavia Madeddu, che ricalca con intuito e intelligenza i dialoghi giusti al momento giusto. Questo film è baciato dalla grazia. Pochi sarebbero riusciti come loro a rendere l’idea di un momento esatto della vita con una naturalezza che fa pensare all’improvvisazione, o ad attori-non attori. Gli stimoli e i punti di riferimento sono chiari: la commedia all’italiana, Virzì, Pieraccioni si sentono nel retroscena. Ma il risultato finale ha originalità, un timbro chiaro e netto, grazie anche al fatto che le scene sono state girate interamente sfruttando la luce naturale.
Sogni, ambizioni, illusioni, desideri morti all’alba di un gruppo di amici che vive a Pisa nella stessa casa: Fino a qui tutto bene è la storia di cinque personaggi – due ragazze e tre ragazzi – sul finire dell’università, e degli ultimi giorni prima di separarsi per prendere strade diverse. L’umorismo toscano tagliente si mescola qui a un’amarezza viva, che scava nelle personalità dei protagonisti. Arriva il momento per loro di fare le valigie e salutare una città dove si sono sentiti, almeno per una volta, al centro del mondo. Si ride senza limiti per le battute del Cioni (Paolo Cioni), eterno studente fuori corso, per le avventure amorose della laziale Ilaria (Silvia D’Amico), per l’invenzione dello Shakespeare in 30 secondi di Andrea (Guglielmo Favilla), aspirante attore, per la relazione scombinata tra Vincenzo (Alessio Vassallo) e Francesca (Melissa Anna Bartolini). Se il Cioni resta a Pisa per finire la tesi, Ilaria torna a vivere dai genitori che le offrono un impiego; Vincenzo si trasferisce in Islanda per diventare professore; Andrea parte senza scopo per un viaggio in Cina; Francesca sceglie Milano come meta per diventare un’attrice professionista.
Frutto di interviste a studenti dell’ateneo pisano, concepito inizialmente come documentario, Fino a qui tutto bene è uno spaccato fragrante della realtà italiana, toscana, generazionale, dove vita e finzione si confondono per diventare un corpo solo. Dal 19 Marzo il film esce nelle sale cinematografiche, coronando un percorso di auto-finanziamento e sfida alle leggi di mercato, di voglia di emergere. Il cast e il regista stanno girando in questi giorni l’Italia e l’Europa per presentare questo lavoro dallo stile svelto, malinconico, ironico, con un finale aperto che lascia aperti i dubbi, ma non lascia dubbi sul suo valore emotivo e artistico.