
[rating=3] Tratto dall’omonimo libro di Agata Kristof, “Il grande quaderno” è arrivato nelle sale italiane dal 27 agosto. Il film, diretto dal regista ungherese Jànos Szàsz, è una dura allegoria della guerra. Una pellicola che si propone di raccontare, attraverso la storia di due fratelli gemelli, l’asprezza dell’ultimo conflitto mondiale.
“Il grande quaderno” racconta la storia di una giovane madre disperata che, verso la fine della seconda guerra mondiale, abbandona i suoi due gemelli (László GyémántEgyik Iker e András GyémántThomas Iker), a casa della nonna (Piroska Molnár Nagyanya). L’anziana donna è un’alcolista inumana e crudele. Gli abitanti del paese in cui vive, uno sperduto villaggio, la chiamano “la strega”. Con il passare dei giorni, i gemelli comprendono che devono imparare a cavarsela da soli nel nuovo ambiente. Si rendono conto che l’unico modo per affrontare il mondo degli adulti e quella guerra assurda e disumana è riuscire ad essere il più possibile insensibili e spietati. Si convincono che solo imparando a rendersi liberi dallo stimolo della fame, dal dolore e dalle emozioni, saranno in grado di sopportare i disagi futuri.
Così iniziano la loro formazione: fortificano il loro spirito leggendo la Bibbia e studiano le lingue straniere. Imparano a non reagire agli insulti ed a ignorare il richiamo insidioso dei sentimenti e dell’amore. Passano le mani sopra il fuoco, si feriscono le gambe, le braccia e il petto con un coltello e poi versano l’alcool direttamente sulla loro ferite. Nel frattempo, scrivono tutto quello a cui hanno assistito durante la guerra, riempendo le pagine di un grande quaderno che ha regalato loro il padre.
La prima edizione de “Il grande quaderno” risale al 1987. Il celebre libro, assieme a “La prova” e “La terza menzogna”, va a completare la “Trilogia della città di K”. Nei riguardi dell’opera letteraria di Agata Kristof, Jànon Szász mostra grande rispetto: restando fedele al best seller, il regista ungherese si concede solamente di attenuare i tratti più oscuri di determinati personaggi. Il suo film, così come il libro, è una storia crudele di bambini che tentano di resistere a tutto. Un racconto efficace e potente degli orrori della guerra e di quanto sia facile perdere l’innocenza. Alternando crudo realismo e fantastico (le illustrazioni e le animazioni negli appunti dei ragazzi sul diario), Szász mostra come il rito di passaggio dall’infanzia alla vita adulta sia spesso pericoloso e corruttore quanto la guerra.
“Il grande quaderno” ha nel cast Ulrich Thomsen (Festen, In un mondo migliore, The International), Ulrich Matthes (La caduta) e Orsolya Tóth (Donne senza uomini). La fotografia è del candidato all’Oscar Christian Berger (La pianista, Il nastro bianco), collaboratore di Michael Haneke. In proposito, il produttore Sandor Söth ha dichiarato: “Con questo libro, allo stesso tempo così intenso e terrificante, non abbiamo avuto problemi a convincere un grande cast proveniente da Ungheria, Francia e Austria a partecipare a questo progetto”. Circondati da nomi importanti, i due piccoli e sconosciuti attori protagonisti si sono fatti onore. Làszlo e Andràs Gyèmànt sono riusciti a rendere alla perfezione lo stato in cui vivono i protagonisti del film: una realtà dove non c’è molta differenza tra la vita e la morte, un universo inumano e glaciale dove a far rumore è solo il frastuono delle bombe. La loro storia e le loro malefatte vengono raccontate da Jànon Szász con una totale assenza di giudizio, in modo duro ed estremamente realistico. Perchè se c’è una cosa che “Il grande quaderno” non vuole essere è un film consolatorio.