
[rating=4] Ottenere finanziamenti e supporti distributivi in Italia, si sa, non è facile, accade poi spesso che più si è pionieri e meno si è facilitati nelle proposte innovative. Frase fatta da mediomen d’Italia? Forse, sta di fatto che “Fantasticherie di un passeggiatore solitario” di Paolo Gaudio le difficoltà per diventare un vero film le ha incontrate per davvero e comunque oltre gli 83 minuti non s’è potuto andare.
Eppure questo audace e talentuoso calabrese 34enne non s’è arreso e dopo varie porte chiuse la strada e l’è aperta da solo riuscendo a chiudere, in Italia, un fantasy firmato da un italiano, impresa se non impossible poco ci manca. Eh sì perché da noi questo genere che pure macina miliardi a comprarselo oltre i confini, non ha nessun tipo di scuola nazionale, praticamente il fantasy italiano al cinema non esiste. Esiste invece la creatività di una storia su tre piani temporali raccontata con tre diverse tecniche visive, tra cui la stop-motion, che si mescolano e intrecciano lasciando qui e lì traccia di tutta la sua “artigianalità”, laddove però la mancanza del supereffettone all’americana non si sente.
Certo un po’ di stelle e strisce si percepisce, specie nel plastilinoso mondo della fantasticheria numero 23, che ricorda non poco le cupe ispirazioni Timburtiane così come il live-action che ha molto di Gilliam, ma la storia appassiona: un libro incompiuto, uno studente che cerca di riprodurne il ricettario fantastico e un universo che non ha nulla da invidiare alle storie più originali di genere. Quattro stelle, la quinta la conceda il pubblico andando a vedere quest’opera prima pluripremiata in vari festival, meritevole davvero.