
[rating=5] “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”, si legge nell’incipit del libro Anna Karenina di Tolstoj. E questa volta i “panni sporchi” non si lavano in famiglia, ma in un percorso espositivo – visibile fino a domenica 20 luglio alla Strozzina di Palazzo Strozzi a Firenze – attraverso una mostra collettiva di undici opere di artisti internazionali, dal titolo Questioni di famiglia. Vivere e rappresentare la famiglia oggi.
Guy Ben-Ner, Sophie Calle, Jim Campbell, John Clang, Nan Goldin, Courtney Kessel, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Trish Morrissey, Hans Op de Beeck, Chrischa Oswald, Thomas Struth, con le loro opere offrono ai visitatori l’opportunità di investigare immagini, dinamiche e strutture che definiscono il concetto di famiglia nel mondo contemporaneo. Un lavoro introspettivo, che riguarda ognuno di noi, e che per questo non lascia indifferenti. La riflessione della mostra è dedicata a due fronti principali, da una parte l’analisi di quelle dinamiche che caratterizzano una famiglia, dall’altra una ricognizione sull’immagine della famiglia e su ciò che si nasconde dietro di essa. Obiettivo non è capire “cosa è la famiglia”, ma “cosa fa la famiglia”, e ci arrivano in supporto i video, le fotografie e le installazioni che affrontano e decostruiscono questo concetto, unendo la soggettività autobiografica di ciascun artista a una ricerca di significato collettivo. Va da sé che ci troviamo di fronte a una riflessione sul genere del “ritratto” con le opere del maestro della fotografia tedesca Thomas Struth, oppure con i ritratti performativi di Trish Morrissey che, come un’intrusa, si inserisce in famiglie altrui: scatti di foto su spiagge inglesi e australiane a gruppi di parenti o amici in vacanza.
Proseguendo nel percorso ci troviamo di fronte alle opere realizzate tramite la webcam di John Clang, dalla quale si originano“riunioni di famiglia”, anche in questo caso, reali solo nella percezione finale; abbiamo poi i ritratti di Jim Campbell: vecchi filmati di famiglia, rielaborati digitalmente e riprodotti tramite luce LED, che ci appaiono sfocati e incomprensibili se visti da vicino, ma godibili nella loro interezza solo se visti da lontano. Questioni di famiglia investiga anche connessioni e dinamiche tra le persone tramite il lavoro di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini con un’installazione che crea una narrazione visiva e auditiva sulla famiglia. In questa produzione del duo, i visitatori possono muoversi tra gli arredi di un casa: un divano, delle lampade, una consolle e una tavola apparecchiata; ecco i segni tangibili di uno spazio intimo di una famiglia qualsiasi, le cui questioni personali, tra cui quelli di alcuni dipendenti della Fondazione Palazzo Strozzi, vengono rese note attraverso delle voci registrate e diffuse in tutto la stanza.
Guy Ben-Ner ci offre un video divertente Soundtrack. Qui l’artista, insieme ai propri figli e ad alcuni amici crea una situazione familiare, talvolta paranoica, dove le immagini vengono sovrapposte a una parte del sonoro hollywoodiano La guerra dei mondi, storia di un attacco extraterrestre alla terra, vissuta dalla prospettiva di un padre di famiglia divorziato e dei due figli. Hans Op de Beeck ci propone la famiglia attraverso immagini sbiadite, surreali, dove si intravedono tre uomini, una giovane coppia, un bambino, una coppia di anziani e una ragazza: i membri di una famiglia immaginaria, gli Stewart: pirandelliani personaggi in cerca d’autore.
Genera invece una sensazione di disturbo, e per questo spiazzante, il video di Chrischa Oswald, la quale ripropone il gesto istintivo che accade normalmente nel mondo animale, quello di leccarsi reciprocamente, un gesto di cura e di affetto, tra madre e figli. Mentre Courtney Kessel rende esplicita la costante aspirazione all’equilibrio quotidiano attraverso una sorta di gioco con sua figlia: qui vengono affrontati i fragili equilibri e i contrasti nel rapporto madre-figlia.
Infine le fotografie di Nan Golden, presente in mostra anche con lo slide show di immagini dell’infanzia, mai esposto in Italia, che ci riportano ad una dimensione più tradizionale della famiglia, dei legami tra consanguinei. E Sophie Calle, con il suo trittico fotografico Les Tombes definito dal co-curatore Lami “un ritratto di famiglia poetico e funebre”, rappresenta l’impossibilità di rappresentare la morte, creando un’opera basata su spettralità e assenze.
La mostra diventa un’occasione per affrontare un tema personale e intimo nella vita di ogni individuo, un luogo primario di socializzazione ed educazione, ma anche di disuguaglianze e contraddizioni. Nell’articolo 29 della Costituzione italiana si afferma “La famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio”, e tuttavia, come leggiamo provocatoriamente in un pannello introduttivo alla mostra, la sociologa Chiara Saraceno, “Non vi è nulla di meno naturale della famiglia”. Sicuramente il tema della famiglia è tuttora in continua evoluzione, e fermarla su un video o su delle fotografie è veramente oggi più che mai un’impresa ardua, ma ben riuscita, nel caso della mostra alla Strozzina.
La mostra è organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi. Con il supporto di: Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Camera di Commercio di Firenze, Associazione Partners Palazzo Strozzi – Regione Toscana – Ataf, Busitalia- Sita Nord, Ferrovie dello Stato Italiane, Unicoop Firenze.