Escher ed i suoi mondi impossibili in mostra a Palazzo Bonaparte

Tra illusioni e paradossi l'artista olandese torna a Roma con i suoi capolavori fino al 1 aprile 2024

A 100 anni dalla sua prima visita nella Capitale avvenuta nel 1923, torna a Roma con la più grande e completa mostra a lui mai dedicata, Maurits Cornelis Escher, l’artista geniale che, con le sue incisioni e litografie, ha avuto e continua ad avere la capacità unica di trasportarci in un mondo immaginifico e impossibile, dove si mescolano arte, matematica, scienza, fisica e design e che ha conquistato milioni di visitatori nel mondo grazie alla sua capacità di parlare ad un pubblico molto vasto.

La mostra si configura come un evento eccezionale che presenta, oltre ai suoi capolavori più celebri, anche numerose opere inedite mai esposte prima. Un’antologica di circa 300 opere che comprende nuove acquisizioni e molti dei pezzi più significativi che hanno reso Escher famoso in tutto il mondo: dall’ormai iconica “Mano con sfera riflettente” (1935) a “Vincolo d’unione” (1956), da “Relatività” (1953) a “Giorno e notte” (1938), dalla celebre serie degli “Emblemata” ai dodici notturni romani prodotti nel 1934, e tantissime altre che rapiscono la vista e alimentano la curiosità. Inoltre, ad arricchire il percorso espositivo, è presente anche una ricostruzione dello studio che Escher aveva a Baarn in Olanda che, espone al suo interno i vari strumenti originali coi quali produceva le sue opere e il cavalletto portatile che utilizzava nel suo peregrinare per l’Italia.

Una mostra tutt’altro che statica, anzi è un’esperienza da vivere che piacerà soprattutto ai giovani; si sviluppa su due piani e in otto sezioni scandite nella lettura guidata che fa conoscere i lavori dell’artista attraverso le sue incessanti e minuziose ricerche sulle strutture dello spazio, la tassellazione del piano, le illusioni ottiche e geometriche, le prospettive paradossali, gli universi riflessi in una sfera o in uno specchio d’acqua. Senza trascurare la possibilità di interagire con alcune opere che “coinvolge” i visitatori, rendendoli concreti fruitori e non solo semplici spettatori, permettendogli di immergersi davvero nelle creazioni dell’artista olandese.

Vincolo d'unione
Vincolo d’unione

Nella prima sezione (Gli inizi) si vede come i  primi lavori di Escher risentano dell’influenza dell’Art Nouveau, caratterizzata da forme sinuose ed eleganti e da ornamenti decorativi ispirati a soggetti naturali. L’artista, infatti, nutrì sempre un profondo interesse per la natura e produsse numerose stampe con raffigurazioni realistiche di fiori e insetti, dove ogni struttura viene organizzata in modo semplice ma ricco di particolari.

Nella seconda sezione (Italia) si scoprono il suo amore profondo nei confronti dell’Italia ed il forte legame con la città di Roma. Dopo vari viaggi iniziati nel 1921, durante i quali ebbe modo di visitare la Toscana, l’Umbria e la Liguria, Escher giunse a Roma (dove visse fino al 1935) che ha ispirato molte delle sue opere tra cui la serie di dodici xilografie, descritta come “Roma notturna” ed esposta per intero, realizzata a partire dagli schizzi abbozzati di notte.

Il periodo romano ebbe una forte influenza su tutto il suo lavoro successivo e lo vide prolifico nella produzione di litografie e incisioni soprattutto di paesaggi, scorci, architetture e vedute di quella Roma antica e barocca che lui amava indagare nella sua dimensione più intima, quella notturna, alla luce di una lanterna. Le notti passate a disegnare, seduto su una sedia pieghevole e con una piccola torcia appesa alla giacca, sono annoverate da Escher tra i ricordi più belli di quel periodo. In questi lavori, per lo più caratterizzati da prospettive insolite, la meticolosa osservazione della natura si fonde già con vedute che spaziano verso orizzonti lontani, quasi anticipando i paradossi prospettici e le illusioni ottiche della maturità.

Relatività

La terza sezione (Tassellature) rivela come l’uso delle tassellature diventerà un tratto distintivo della sua arte, in cui fantasia, geometria e soggetti figurativi sono sapientemente combinati. Proseguendo, nella sezione “Metamorfosi”, Escher crea un mondo in cui diverse figure danno vita a vortici di trasformazioni di forme astratte in forme animate e viceversa, a costruzioni come strabilianti architetture che si moltiplicano e si incastrano in sequenze infinite, puzzle, scale, tasselli che crescono e decrescono.

Nella quinta sezione (Struttura dello spazio) si trova la litografia “Mano con sfera riflettente” (riproposta nel manifesto della mostra), una delle sue opere più celebri: la sfera, riflettendo, chi la tiene in mano, racchiude in sé tutto lo spazio circostante, al cui centro si staglia proprio colui che la guarda. Ed è in quest’opera che si trova un altro riferimento al periodo romano, in quanto nella sfera viene riprodotto fedelmente il suo studio di via Alessandro Poerio 122, nel quartiere di Monteverde Vecchio.

La sesta sezione (Paradossi geometrici) è dedicata alla sua incessante ricerca sulle strutture impossibili, le illusioni ottiche e la rappresentazione dell’infinito, ai capolavori che riflettono un aspetto essenziale della sua arte: il complesso rapporto con la matematica, la geometria e il tema della riproduzione grafica dell’infinito.

Nelle ultime due sezioni (Lavori su commissione ed Eschermania) ci sono, rispettivamente, i lavori su commissione che Escher, in qualità di grafico, ricevette nel corso degli anni e le riproduzioni delle sue opere, modificate e riprodotte su oggettistica, poster e magliette in chiave psichedelica a partire dalla metà degli anni ’60, soprattutto negli Stati Uniti, dal movimento hippy che gli offrì una grande visibilità. La sua arte è stara fonte d’ispirazione delle più note maison di moda, di fumetti, di mobili di design, di scene famose di serie e film di grandissimo successo, da “Harry Potter” a “Il nome della rosa”.

Giorno e notte

Per Escher il suo lavoro era come un gioco, ma un gioco molto serio (come affermava lui stesso). Questo artista, dalla fantasia incredibile, è stato capace di creare nelle sue opere dei mondi dove accadono cose che non sarebbero possibili nella vita reale, dove arte e matematica diventano una cosa sola, dove le forme ed i piani si trasformano dando vita a storie fantasiose e fantastiche. Incisioni che hanno per oggetti immagini basate su curiose simmetrie che esplorano l’infinito, paradossi matematici e prospettive apparentemente impossibili: nelle varie stanze ci si ritrova riflessi in sfere e ci si sente parte di un tutto, ci si perde nelle facce dei suoi famosi poliedri e si scopre la fusione tra natura e geometria, tra paesaggio ed elementi architettonici.

Nel percorso espositivo della mostra si scopre l’esistenza di un equilibrio altro, diverso da quello conosciuto e questo fa crescere la curiosità di conoscere meglio uno degli artisti più amati del ‘900; le sue opere, dai soggetti paesaggistici alle tassellature e le loro metamorfosi, fino alle immagini astratte di pura invenzione, ripercorrendo le principali tappe della sua produzione artistica, permettono di comprendere l’unicità del suo linguaggio e di coglierne i riferimenti ai linguaggi artistici del passato e, allo stesso tempo, la capacità di aprirsi a quelli a lui contemporanei.

Escher ha molto altro da dire, perché esercita ancora una forte influenza sul processo creativo di molti artisti, musicisti, pubblicitari, stilisti, fumettisti…e questa mostra epocale ci rivela quanto nel mondo di Escher, ma non solo, tutto può diventare possibile.

Da aggiungere che la mostra rientra nel progetto “L’Arte della solidarietà” realizzato con Komen Italia, charity partner della mostra e che ha come scopo quello di unire l’arte con la salute, la bellezza con la prevenzione. Nel concreto, una parte degli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti di ingresso alla mostra verrà devoluta da Arthemisia (che l’ha prodotta ed organizzata) per la realizzazione di specifici progetti di tutela della salute delle donne.