Chilometro 42, dritti alla meta con Angela Ciaburri

La prima maratoneta donna della storia raccontata allo Spazio Diamante

Angela Ciaburri in "Chilometro 42".
Angela Ciaburri in "Chilometro 42".

Lo sport femminile è uno di quegli argomenti che in un modo o nell’altro rientrano sempre nel dibattito comune. Non sempre, anzi spesso con esiti infelici. Per non parlare di quando qualcuno decide perfino di inserirli in un programma elettorale… Forse proprio per questo raccontare la storia di una donna che lo sport, ma soprattutto la società l’ha cambiata, è una scelta quanto mai attuale. Giovanni Bonacci e Angela Ciaburri lo fanno portando in scena dal 12 al 15 dicembre 2024 allo Spazio Diamante di Roma Chilometro 42, parabola umana di Kathrine Switzer, prima donna maratoneta della storia.

Ad essere più precisi, per non dire pignoli, la prima maratoneta donna della storia era stata Bobbi Gibb nel 1966. Lei però perse il titolo di pioniera, perché gareggiò di nascosto e senza pettorale. Kathrine da par suo invece decise di iscriversi alla maratona di Boston dell’anno successivo con le sue iniziali: K.V. Switzer e si aggiudicò il numero di gara 261. Quando dopo circa tre chilometri il direttore Jock Semple si accorse che era l’unica donna iscritta alla competizione, la raggiunse sulla pista strattonandola ferocemente. L’obiettivo era quello di strapparle proprio quel numero di gara 261.

Il ragazzo di Kat e il suo allenatore la difesero, spingendo via Semple. In quel preciso istante Harry Task reporter del Boston Travel scatta una foto che entrerà negli annali. Kat che continua a correre, mentre dietro di lei Semple viene scacciato, una delle 100 foto che hanno cambiato la storia secondo la rivista Life.

La Ciaburri ripercorre la biografia della Switzer dall’infanzia all’adolescenza, prima come ragazzina che si arrampica sugli alberi, poi come cheerleader. In una famiglia di libero pensiero ma in una società come quella americana degli anni 50-60, in cui la donna era poco più che l’estensione di un uomo. Moglie e madre. Fine della storia. Kathrine però vuole scriverne una diversa, è combattuta fra il senso di riconoscimento e la voglia di cambiare. Ecco il fil rouge dello spettacolo su cui la Ciaburri si sofferma spesso con riflessioni e pensieri sparsi. Cambiare o rimanere fedeli a se stessi? Sembra che il percorso umano debba essere stretto fra queste due morse. L’una in diretta contraddizione con l’altra. Ma forse proprio la storia di questa piccola grande donna ci insegna che in realtà sono due facce della stessa medaglia.

Una scena di "Chilometro 42" di e con Angela Ciaburri, in scena allo Spazio Diamante dal 12 al 15 dicembre 2024.
Una scena di “Chilometro 42” con Angela Ciaburri, in scena allo Spazio Diamante dal 12 al 15 dicembre 2024.

Kathrine arriva così ai 18 anni e per un anno si prepara a smentire l’idea che il corpo di una donna è fragile, che non può reggere per 26 miglia, 42 chilometri. Arriva la gara, poi Semple che la strattona, la foga, la fatica, le urla di maschi bianchi cis etero basici che la insultano. Ma Kathrine corre. Lo fa per le donne, le ragazzine che invece a bordo pista colme di emozione le gridano “you are my hero!”. 50 anni dopo in occasione proprio della maratona di Boston che Kathrine, attivista per i diritti delle donne nello sport, è tornata simbolicamente a correre, ha dichiarato alla stampa che quella gara la doveva finire a tutti i costi.

Doveva arrivare al maledetto chilometro 42 per tutte le donne che non c’erano riuscite, o che non erano state riconosciute nei loro traguardi. Proprio nel 2017 in quella maratona il numero 261 verrà definitivamente ritirato dalla gara in suo onore. Certe cose cambiano. Ed è un bene. Angela Ciaburri si tuffa con la sua interpretazione intensa e vibrante nello spettacolo, in cui mette dentro tutto il suo talento, il suo fiato. Perchè corre, anche lei e parecchio in scena. Ci trascina dentro l’universo mobile di Kathrine, con le sue scarpette da corsa rosse che come novella Dorothy devono condurla alla fine del sentiero di mattoni gialli, a quel chilometro 42 che cambierà tutto.

Una pièce ricca di emozione e coinvolgimento emotivo, a cui fa da contrappunto l’artista Munendo, con un sound design perfetto e apporti musicali studiati al millimetro. La drammaturgia di Giovanni Bonacci è poi il vero potente architrave su cui si regge tutto l’impianto scenico e in cui si coglie un’attenzione delicata e intensa. Questo Chilometro 42 è insomma un pezzo artigiano, di quelli preziosi, dove ogni cosa è curata al dettaglio, limata e incasellata al posto giusto. Unica minuscola, trascurabile sbavatura forse l’accenno a Simon Biles, che ho sentito un po’ forzato e fuori contesto. Poca cosa in un costrutto elegante, pieno di ritmo, in cui è facile emozionarsi ed entrare quasi in simbiosi con la storia, di cui la Ciaburri firma anche una raffinata regia. Suono, voce e immagine si intrecciano e restituiscono al pubblico concretezza e autenticità. Bravì!