Antonio Donghi a Roma, quei dipinti che interrogano chi li guarda

Fino al 26 maggio a Palazzo Merulana uno dei più importanti esponenti italiani del “realismo magico”

La pollarola
La pollarola di Antonio Donghi. Particolare

C’è una strana sensazione che ti accompagna quando visiti una mostra di Antonio Donghi: hai l’impressione che i suoi quadri ti stiano osservando. Ti senti attorniato da silenziosi sguardi a volte interrogativi, altre perfino un po’ sospettosi, che ti catturano e trascinano in un mondo sospeso tra una realtà apparentemente semplice, fatta per lo più di situazioni e attività quotidiane, e il mistero che vi si nasconde.

Visitabile fino al 26 maggio, la mostra “Antonio Donghi. La magia del silenzio”, allestita a Palazzo Merulana di Roma, presenta 34 opere che ripropongono il percorso pittorico dell’artista tra paesaggi e nature morte, ritratti e scene di vita domestica borghese, atmosfere di circo e di avanspettacolo.

Nato a Roma nel 1897, Donghi si esprime dapprima con opere dal sapore ancora ottocentesco, quasi impressionista, come La Fontana dei cavalli marini, per poi approdare a una svolta che inizia con Le lavandaie (1922) e che lo porta a essere tra i principali esponenti in Italia di quella corrente che il critico tedesco Franz Roh definì “realismo magico”.
Tra queste due opere infatti passa poco tempo, ma in realtà è come se fosse trascorsa un’epoca.

Il giocoliere
Il giocoliere di Antonio Donghi

Il mondo di Donghi inizia a popolarsi di personaggi molto diversi tra loro, sia appartenenti alla “popolanità” romanesca e rurale (come appunto Le lavandaie, La pollarola o Il cacciatore), sia di natura più eccentrica come Il giocoliere o L’ammaestratrice di cani.

Soggetti fissati in pose e situazioni plastiche, la cui semplicità e a volte banalità quotidiana assume allo stesso tempo un sapore astratto, surreale, quasi onirico pur senza perdere mai l’apparenza di una realtà concreta.

I personaggi di Donghi o ti guardano dritto negli occhi e sembrano chiederti cosa pensi di loro, anzi a cosa pensi in generale, oppure guardano fuori dal quadro – verso qualcosa o qualcuno che a te è nascosto – in un modo che ti costringe a chiederti a tua volta cosa ci sia in quell’altrove.

In alcune opere le due situazioni addirittura convivono. In Gita in barca, per esempio, le due giovani donne ti guardano con un certo sussiego, forse anche con un leggero disappunto, mentre il rematore guarda in alto, con espressione stupita e curiosa. E tu vorresti essere lì, per scoprire ciò che sta vedendo lui e per chiedere alle due donne perché mai invece loro stiano fissando te in modo così strano.

di Antonio Donghi. Particolare
Gita in barca di Antonio Donghi. Particolare

Un po’ come nei Cacciatori di allodole, il più giovane dei quali, il ragazzetto, si accorge di te, mentre l’adulto che lo precede non ti degna di uno sguardo e se ne va imperterrito per la sua strada.

Poi ci sono i paesaggi, naturali e urbani, deserti, anch’essi protagonisti dell’evoluzione repentina – o meglio forse dire del “salto” – verso una plasticità pulita ed eterea, “silenziosa” e quasi metafisica, che potrebbe far pensare a una possibile influenza di De Chirico (questione tuttora dibattuta e che lasciamo ai critici).

Una citazione a parte meritano due opere che attirano l’attenzione per la loro particolarità, per il loro distaccarsi dal resto: una è la Annunciata, unico soggetto religioso tra tanti personaggi impegnati in attività lavorative e di svago (posizionata accanto alla “normalissima” Figura di donna, forse volutamente per far risaltare somiglianze di postura e differenze di atteggiamento tra le due?) e l’altro è il Ritratto equestre del duce, realizzato nel 1937 in occasione di un concorso di pittura, unico personaggio “istituzionale” in mezzo al popolo donghiano.

Un popolo enigmatico e affascinante, che con le sue occhiate ambigue ti invita a guardare oltre la superficie, oltre la tela e spesso anche oltre la cornice.

Maggiori informazioni: www.palazzomerulana.it

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here