Tenet di Christopher Nolan

Il nuovo distopico film d'azione del regista britannico, con John David Washington e Robert Pattinson

Christopher Nolan, da sempre ossessionato dal concetto di non linearità del “tempo”, torna ancora una volta ad esplorare il terreno dei cortocircuiti temporali dati dal continuo ed altalenante passaggio del protagonista tra il presente ed il futuro. Un futuro distopico che può diventare pericolo imminente anche per il presente che potrebbe causare l’estinzione del genere umano senza considerare il fatto che senza il presente non si potrebbe arrivare neanche a quel futuro in cui il cattivo di turno sta agendo.

Siamo a mio avviso molto lontani dalle trame ben architettate all’interno di “Inception” dove ad ogni livello di sogno avevamo una diversa velocità di scorrimento temporale Ogni livello era tuttavia subordinato al livello precedente e tutto l’intreccio veniva poi risolto nel primo livello. Non siamo neanche in “Interstellar” dove la velocità del tempo variava da pianeta a pianeta giustificando il diverso invecchiamento dell’astronauta” al rientro sulla madre Terra, dove trova invecchiato chi dovrebbe essere più giovane.
E non siamo neppure in “Dunkirk” dove il “tempo” ha l’incedere e di una bomba ad orologeria; dove tutto ha la meticolosa precisione di un metronomo.

Qua siamo di fronte ad un film d’azione dove l’escamotage della “manovra a tenaglia temporale” sembra più un pretesto per mostrare lo sfarzo della produzione che non si fa mancare assolutamente nulla: aerei militari da guerra; yacht extralusso; auto distrutte; incidente tra aereo e struttura aeroportuale; fiamme, esplosioni e distruzioni varie; enorme dispiego di masse di comparse… Peccato perché da Nolan ci si aspettava davvero di più.

Certo è innegabile che molte scene siano magistralmente dirette e che proiettino lo spettatore all’interno della storia già dall’iniziale sequenza dell’attentato al teatro dell’opera, attivando subito i meccanismi inconsci di suspence e di rilascio adrenalinico.
Tutto ciò pur non conoscendo a fondo il personaggio e pur senza aver avuto il tempo di empatizzare col suo substrato psicologico.
Una ulteriore nota di merito a tal riguardo, va spesa per l’ottima e ben riuscita colonna sonora che esalta i momenti salienti ed entra dentro il petto come una lama affilata.

Ottima anche la scelta degli attori che rendono credibile una storia fantascientifica davvero improbabile, non tanto per l’incombente minaccia di una autodistruzione planetaria ma per le modalità con cui essa viene “dipinta”… “Io sto per morire percui dovete morire tutti” sembra un po’ quando nelle partitelle al campino dei bambini, il proprietario del pallone esclamava “sto perdendo, il pallone è mio ed io me lo porto via”…

Ma soprattutto ciò che non convince e che rende “complicata” la comprensione di questo film, non sono tanto le pallottole o gli oggetti a modalità invertita che dal futuro possono fare danni nel presente ma è il fatto che in questa cosidetta “manovra a tenaglia temporale”, le cose non tornano per davvero anche perché una manipolazione del “presente” da parte del “futuro” automaticamente genera una modifica del futuro stesso e, mentre in alcuni casi è risolta in modo magistrale (la donna che si butta dallo yacht dell’oligarca russo che viene invidiata dalla moglie di quest’ultimo che vive nel presente, per la libertà che lei tanto agogna e che non ha) in tante altre occasioni sembra non tener conto del paradosso temporale sopra esposto.

È comunque un film godibile che ha il merito di tenere sempre attiva la concentrazione dello spettatore ma è ben lontano dall’essere una pellicola magistrale come ci si aspetterebbe dal regista di “Inception” e l’osservazione ironica che ci viene spontanea appena usciti dalla sala è
“Certo avevano proprio il budget di un film indipendente… c’è mancato solo l’uso del sommergibile ed avrebbero fatto l’en plein!”.

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