“Hairspray – grasso è bello”, uno spettacolo tra fiaba e realtà

In scena al teatro Brancaccio lo spassoso musical anni '60, dove la bellezza autentica trionfa sulla vacuità dell'apparire a tutti i costi

Può una ragazzina felicemente cicciottella e timida diventare una famosa ballerina? Impossibile, nell’America razzista degli anni ’60! Eppure l’ adolescente Tracy, provetta ballerina,  con grandi sogni e capelli ancora più abbondanti, a dispetto del suo fisico riuscirà a cambiare il “mondo” e conquistare il cuore del ragazzo che ama, il tutto In uno spettacolo frizzante, divertente e allegro che, nonostante affronti temi importanti, lo fa in modo giocoso, e quando si osa e lo si fa bene il risultato è  garantito.

Hairspray” ha conquistato l’Oscar del Musical a Broadway e l’Oscar del Musical europeo a Londra dopo appena poche settimane di programmazione e rappresenta uno dei casi in cui cinema e teatro intrecciano le proprie sorti intorno ad un prodotto vincente: nasce come commedia cinematografica senza canzoni nel 1987, diventa musical teatrale negli Usa agli inizi del nuovo millennio, per poi ritornare sul grande schermo nel 2008 in uno scintillante film-musical con un cast stellare guidato da John Travolta ingrassato ad arte ed in abiti femminili. Nella versione italiana, diventata “Hairspray-Grasso è bello” e diretta da Claudio Insegno, a vestire quegli stessi panni («è la prima volta») e ad interpretare Edna, mamma di Tracy, una donna piena di verve con tutta la sua taglia extralarge, è Giampiero Ingrassia.

La vicenda ha inevitabilmente i toni della commedia ed è impreziosita da una accattivante colonna sonora anni ’60, che ben si addice ad una storia a lieto fine. Sottolinea, infatti, l’evoluzione della protagonista che riesce a ribaltare gli stereotipi del tradizionale concetto di bellezza in favore della femminilità “big size” e, fra una risata e un ammiccamento, punta il dito contro bullismo, intolleranza e razzismi. Con semplicità e senza retorica, tra un ballo e l’altro, lancia il messaggio quanto mai attuale della musica come strumento per far incontrare culture diverse. regalando agli occhi e alle orecchie un ottimo prodotto.

Giampiero Ingrassia, raccoglie l’eredità non facile di John Travolta e, nella versione di Massimo Romeo Piparo del 2008, di Stefano Masciarelli. Dopo quasi un’ora di trucco, e con una sorta di armatura in lycra aderente rivestita di gommapiuma nei punti da evidenziare, si trasforma magicamente in Edna,e riesce ad essere naturale nei panni (è il caso di dirlo) della triste “cicciona” che riconquista sorriso e fiducia in sé stessa grazie alla figlia e al ballo. Al suo fianco una sorprendente Mary La Targia (Tracy), ottima voce e buona presenza scenica, molto a suo agio nel personaggio che interpreta. Riccardo Sinisi è il “bello e impossibile” Link, perfetto fisicamente e tecnicamente, che preferirà la taglia forte Tracy alla bella e magra Amber (Beatrice Baldaccini), ma insopportabile e snob. Una fenomenale Floriana Monici è Velma Von Tussle, madre di Amber, bionda, magra e razzista, ormai una veterana nel genere (la ricordiamo come Rizzo in Grease per molte stagioni), sa essere allo stesso tempo perfida ma simpaticissima, divertente e comica, vamp e spiritosa. La sua antagonista, Motormouth, è interpretata da una convincente  Helen Tesfazghi, ma non riesce ad esprimere a pieno lo spessore del personaggio; bravo e simpatico Roberto Colombo nei panni di Wilbur Turnblad, papà tanto comprensivo ed affettuoso quanto indubbio come inventore di giochi; Gianluca Sticotti (Corny Collins), enterteiner dalla voce strepitosa, nato per interpretare personaggi stile anni ’60; spigliate e divertenti Giulia Sol (Penny) e Claudia Campolongo (madre di Penny).

La regia del poliedrico Insegno si rivela, ancora una volta, attenta ed è sempre più una garanzia in questo genere; magnifica l’orchestra  dal vivo, diretta dal M° Angelo Racz; belle le coreografie di Valeriano Longoni, però non danno abbastanza spazio all’ espressione dei pur bravi giovani ballerini che completano il cast; le scenografie di Roberto ed Andrea Comotti sono essenziali (forse un po’ troppo), ma sono difetti su cui si può passare sopra senza problemi e che non tolgono valore alla messa in scena di uno spettacolo simpatico, leggero ed adatto a tutta la famiglia, perché tra lacca, chili di troppo e completini rosa, Hairspray alla fine fa discretamente il suo dovere: coinvolge.