
Si compie e giunge a Roma il progetto di Red Canzian autore delle musiche il progetto di mettere in Musical Venezia. È “CASANOVA OPERA POP”. Giù il velatino che sublima l’immagine della laguna con cupola di San Marco al margine, eccoli i Mori della Serenissima, pantaloncini a pagliaccetto bordeaux, gilets blu notte, camicie bianche con maniche a palloncino, e zuccotti anch’essi a cromaticità sincrona alle braghe con un giusto contrasto, agitano remi, braccia e gambe in movimenti coreografici di accattivante appeal a firma Roberto Carrozzino e Martina Nadalini introducono alla Cantina do’ Mori. Qui la procace Rosita Denti, in Rosa, accoglie il ritorno dopo un lungo esilio di Giacomo Casanova il principe dei seduttori che le canta “…sono l’uomo in cui perderti…”. Giunge dalla platea e veloci inserimenti, movimenti o cambi scena creano la locanda di intro alla rappresentazione spettacolo. Fisicità seducente e voce da incanto per Gianmarco Schiaretti ecco si delinea il protagonista.
In una rappresentazione attenta alla qualità, più che a lustrini, paillettes, ovvero ipnotici effetti scenici, che solitamente fanno musical, con tonalità crepuscolari nei taffetà dei costumi a firma Desirèe Costanzo, siano essi cappe maschili, o gonne a paniers e corpetti femminili, ed evviva, anche il viola fa scena contro ogni scaramanzia teatrale, alle scene qui il plauso va a Massimo Checchetto, immagini o cartoline della incantevole Venezia nei fondali a far scenografia, alle voci degli interpreti ben chiare e scandite. Lo stile del sempre Pooh emerge e porta alla produzione in modo attento e preciso tutta la famiglia Chiara Canzian la figlia assistente regia, Phil Mer il figlio agli arrangiamenti e Beatrix Niederwiese la moglie, ferma griffe nella messa a punto di tutto quanto sia amministrazione del progetto.
A Rosa si avvicenda dapprima nell’osteria una vecchia fiamma la bella Gretchen o Chiara Famiglietti cui il ‘nostro’ non pago ancora canta “…sono l’uomo in cui perderti…”, e poi per introdurlo in veste di devota cameriera alla dimora della Contessa Margarethe von Steinberg. L’irriverente stile libertino del seduttore butta i costumi dei veneziani nel caos e se l’Inquisitore Pietro Garzoni o Gipeto ha già nelle sue mire arrestare Casanova per poi giungere a succedere al Dogado, avvisato del rientro di quegli dall’esilio viennese coglie la soffiata per mettergli alle costole il suo perfido aiutante Zago, eccellente per il suo ruolo Roberto Colombo, per giungere, al meglio e quanto prima, a realizzare il suo sogno proibito.
Per coglierne il pretesto basta poco e siamo nel ‘bordello’ di spalle il divano dorato e la Contessa, carismatica Manuela Zanier, lo accoglie in vesti succinte egli la cerca ed ella lo vuole: il mood è perdersi, ma a patto che Giacomo faccia breccia nel cuore di Francesca Arizzo. Balletti, scene, parrucconi e costumi spostano la vicenda a palazzo Contarini e siamo nella cotonata nobiltà veneta ma tra Francesca e Casanova è attrazione e carica seduttiva al primo sguardo. E la ‘nostra’, Angelica Cinquantini, gli canta “…chi si nasconde dietro questo angelo…”, ma egli ribatte “…sono l’uomo in cui perderti…”. Francesca è persa davvero lo vuole per sempre “…ma temo la tua libertà…” è ciò di cui si rammarica.
Ed è duello quello che scaturisce tra Alvise il suo fidanzato e il sopraggiunto seduttore. Quegli ne morra e il ‘nostro’ lo troveremo in preda agli incubi notturni nel letto a temere gli strali del male, cui seguirà l’esorcismo e il balletto “…vieni, vieni, vieni da noi a brindare con le donne in allegria…” ragazzi e ragazze di facili, …’ma bei’ costumi, porteranno il nostro protagonista tra le braccia di una di loro.
Qui finisce il primo atto e se Venezia è famosa anche per il carnevale alla ripresa eccolo, la regia serrata di Emanuele Gamba, lo mette in scena con il corpo di ballo che in movenze e maschere lo evoca e che c’è di meglio se non incontrarsi sotto mentite spoglie cantano insieme Francesca e Giacomo. La chiesa è il luogo dove prende corpo il tranello al ‘nostro’ per mano della Contessa e dell’Inquisitore, quella porge a questi un libricino del nostro ‘eroe’nel quale evidente è il suo fanatismo per la stregoneria. Il pretesto è goloso; Casanova lo ritroveremo in cella per eresia, dalla quale con l’aiuto del suo amico, fido e strampalato amico Padre Balbi, fenomenale Paolo Barillari riuscirà ad evadere.
Nulla potranno imboscate e sotterfugi, alla fine Venezia sarà salva, il bacio e il conseguente matrimonio tra Giacomo e Francesca coroneranno il loro successo nelle mani del doge, che se il suo attore titolare Gianluca Cavagna è fortuitamente malato, sarà interpretato ‘nientepopodimeno’ che da Red Canzian in persona, donde una standing ovation a tale fortuna e alla bellezza dello spettacolo per i saluti finali e alla soddisfazione dell’ideatore per l’impresa riuscita seppure tra tante difficoltà, personali e del periodo, e finalmente nella Capitale.