Prove aperte a Roma

L'esilarante spettacolo scritto, diretto e interpretato da Max Mazzotta esordisce al Fringe Festival di Roma

Uno stralunato regista con punte di follia acute, Carminuzzu e due teatranti calabresi dotati di tutte le manie e psicosi attoriali, Mimì e Cocò sono alle prese con ultime prove del loro spettacolo, a pochi giorni dalla prima.

Ma qualcosa non funziona:la compagnia è ridotta all’osso, la scenografia inesistente, i costumi ridicoli e gli attori non ricordano nulla, entrate, uscite, posizioni, ma soprattutto non capiscono assolutamente il senso dello spettacolo incentrato su scene che dovrebbero sempre rappresentare il rapporto tra vittima e carnefice.

Queste esternazioni fanno uscire di senno Carminuzzu che minaccia di abbandonare loro e lo spettacolo, “noi siamo defunti, il teatro è morto e infatti stiamo facendo una cagata”.
E per uscire da questa confusione l’unica soluzione che propone ai suoi attori è di entrare nel “quadrato magico”, uno spazio dedicato all’improvvisazione da cui forse un giorno prenderà vita una nuova forma di teatro: la flash art. E allora su facciamo un’improvvisazione sui colori che sono ingordi e mutevoli come i sentimenti dice Carminuzzu.

Uno spettacolo inconsueto, in cui si alternano i “quadri” ideati da Carminuzzo-Mazzotta come il cacciatore, l’uccellino e l’albero oppure il dittatore, il popolo e la gogna o l’esilarante lume, uomo e zanzara. Nessuno riesce come dovrebbe e tutti lasciano spazio all’improvvisazione, alla riflessione e alla confidenza con un pubblico sempre più sorpreso e coinvolto. Mazzotta insieme a Spadafora e Mauro si rivelano un trio comico straordinario, non soltanto per l’evidente affiatamento, ma soprattutto per le grandi capacità mimiche a attoriali.

Genialità oppure tre guitti che sfiorano la demenzialità? Andando oltre la superficie la risposta sembra arrivare con facilità. In maniera personale si tratta del tema dell’incomunicabilità del teatro sempre più schiavo di logiche aziendali che dovrebbero essergli estranee, allora bisognerebbe forse cambiare i parametri teatrali, ma come? Lo stesso Carminuzzo ammette che nella sua testa c’è confusione.

E poi c’è spazio anche per microscopici, ma intensi momenti di lirismo perché in fondo “Com’è bello il teatro quando è vuoto, ti viene voglia di confessarti…mi sento come un uccello notturno “Chiù Chiù”.