La Bisbetica di Nancy Brilli e le sue prove

La bisbetica domata di William Shakespeare messa alla prova

Che belli i tradimenti, nel senso delle rivisitazioni: prendere un classico, anzi un super classico come La bisbetica domata di Shakespeare e rimaneggiarlo, adattarlo ai tempi, girararlo da altre angolazioni, dargli nuova vita, usarlo come spunto per utili suggestioni e interessanti suggerimenti da utilizzare nell’eterna lotta tra i sessi.

Sì perchè se all’epoca del Bardo le donne dovevano auspicabilmente essere docili e sottomesse all’uomo loro signore, oggi, anno di grazia 2016 (quasi 2017), post femminismo, post presunta parità tra i sessi, come trovare attuale questo testo, seppur magnificamente scritto e pieno di colpi di scena godibilissimi?

Ci si prova, e direi che ci si riesce anche, con questa piacevole, buffa commedia nella commedia capitanata da Nancy Brilli -che ben rende nel passaggio dalle fiction televisive al palcoscenico- attrice di una compagnia che deve metter in scena La Bisbetica ma, come spesso accade nella realtà, si ritrova a due settimane dal debutto abbandonata dal regista, con pochi attori e ancor meno mezzi a disposizione.

Si assiste dunque alle prove degli attori e ai loro personalissimi tentativi di attualizzare e dare la loro impronta ai personaggi shakespeariani (che poi non a caso molti teatri fanno le cosiddette “prove aperte”, in cui il pubblico può assistere alla prova -spesso la “generale”, cioè l’ultima prima del debutto; le prove sono forse la quintessenza del teatro, l’emozione è palpabile, il fascino di carpire le indicazioni registiche lì in diretta indicibile, poter sbirciare qualche segreto dell’arte dell’attore un grande privilegio).

Un gruppo di attori composito ma affiatato, un testo reso adatto anche ai giovanissimi (di cui la platea è in gran parte composta in questa serata infrasettimanale in cui assistiamo all’opera) grazie agli innesti musicali che rendono ancora più sprint una commedia già di suo spumeggiante e briosa.

Una riflessione su chi fa dell’arte un mestiere, con le inevitabili delusioni, i sacrifici, le frustrazioni, ma anche la passione, il gusto per la bellezza, il piacere della condivisione, la gioia di raggiungere un risultato, che poi è il risultato di tutti, e infine l’applauso del pubblico, venuto lì per te, per tutta la tua compagnia, che tutto ripaga.

Un’utile approfondimento anche sui rapporti uomo/donna, in un periodo storico come quello attuale in cui, a dispetto della presunta modernità, quasi ogni settimana assistiamo ad un femminicidio, all’uccisione di una donna da parte del suo compagno/marito/amante, spesso perchè lei vuole lasciarlo e lui la considera invece non una persona libera, ma una sua proprietà.

Un’epoca la nostra in cui assistiamo a un boom di vendite di titoli quali “ Sposati e sii sottomessa” di Costanza Miriano, e la tentazione di fare un passo indietro, e starsene tranquille a casa delegando ad un uomo il potere di decidere per noi in cambio di una presunta protezione -in periodo di crisi economica- potrebbe fare capolino, è un’epoca in cui approfondire i rapporti tra i sessi è fondamentale, a partire dagli scritti shakespeariani fino ad oggi, provando a leggere tra le righe e a trovare il giusto compromesso.

Uno dei tanti spunti che viene da trarre da questa rilettura della Bisbetica è che forse, dico forse, non è Petruccio che “doma” la ribelle Caterina (Nancy Brilli), ma è lei che glielo lascia, almeno inizialmente, intendere. Per quieto vivere, perchè poi le cose cambino, per innata furbizia, per ottenerne l’affetto prima e farlo ragionare dopo, per correggere i propri difetti di cui è consapevole e mostrare all’altro che venirsi incontro è possibile e forse, addirittura, chissà, per amore.

Che alla fine avesse ragione Woody Allen, col suo “basta che funzioni”?