Un Dio in un corpo. KEMP DANCES. Invenzioni e Reincarnazioni

Successo euforico per la data fiorentina di Lindsay Kemp, il 22 settembre al Teatro Puccini

In KEMP DANCES l’incontro tra le sensazioni e l’estetica, la plasticità e il liquame, ha perso forse un po’ della sua potenza originaria. Ma Lindsay Kemp ancora, quando entra in scena, suscita ammutolimento. Tutti gli occhi puntati su di lui, l’attenzione calamitata da quelle mani che imparò a muovere da Marcel Marceau, per poi farne sue bacchette magiche. Una purezza di linee che astrae, cristallizza, dissolve gli equilibri, dal dolore al piacere del dolore, al farsi sabbia nell’universo.

Il sottotitolo dell’ultimo lavoro è Invenzioni e Reincarnazioni, passaggio di corpo in corpo, abito in abito, languore in languore del mimo e danzatore che stravolse l’arte gestuale del Novecento. Qui diventa Violetta de La Traviata, poi simbolo di un umile fiore, poi leggendario Nijinsky, infine un angelo – quadri interrotti da intermezzi coreografici della sua musa, l’abile Daniela Maccari, accompagnata da Ivan Ristallo, David Haughton, James Vanzo.
Lindsay Kemp, in bianco candido, è donna, uomo, animale, Dio, tutto e nulla, in una trascendenza fatta di guizzi e scintille che si spengono – perché forse anche i miti tramontano. Ma lasciano un profumo difficile da riprodurre.
In un indefinito assorbimento di espressionismo e melodramma, il suo oscillare risuona con una morbidezza acuta che segue partiture interiori. Si imbrigliano, nella modernità antica che caratterizza il linguaggio di Kemp (clamorosa sintesi delle arti non-verbali), suggestioni, umori, rimandi.

Il culmine, in KEMP DANCES, è nello spezzone dedicato al ballerino russo Nijinsky, dove alcune soluzioni, seppur datate – come l’uso dello strobo -, provocano lo stridio necessario a far parlare di sospensione e stupore. Internato, condotto alla follia, Nijinsky nei suoi diari invoca l’amore e la non violenza, in un trasparente inno alla pace e la fratellanza – inascoltato. Qui è felice la ricerca di Kemp sullo svuotamento in scena, l’essere presente e assente come marionetta usata. La cascata di piume, il levarsi oltre la materia, l’invocare un placarsi del caos sono un emozionante susseguirsi di frammenti (nonostante l’idea della pioggia sia oramai abusata).

L’uomo che ha inventato Ziggy Stardust ancora viaggia fra le stelle, mentre non si trovano che meteore degne di prendere in mano la sua eredità, farla a pezzi e ricrearne un nuovo organismo. Is there life on Mars?