Sei personaggi in cerca di Oscar Wilde

[rating=3] Oscar Wilde è morto nel 1900 a Parigi, pieno di debiti, malato e accerchiato solo dagli amici più cari: pochi sanno che prima di morire si pentì della sua condotta morale e della sua vita sessuale, incolpandone il suo amante storico e abbracciando, in extremis, anche la fede cattolica. Ma se non fosse morto, chi lo avrebbe ucciso? Forse uno dei suoi personaggi?

Per rispondere a questa assurda domanda, Alessandro Fullin, nello spettacolo “Un delitto senza importanza, chi ha ucciso Oscar Wilde?” si inventa una trama piena di intrighi, interessi incrociati e ricatti fra personaggi altrettanto assurdi: si va dalla romantica americana, la madre che dialoga con la sua figlia invisibile, il canonico gay, la governante che si intrattiene con il giardiniere, fino ad arrivare a Lady Bracknell, l’”investigatrice” del delitto, la cui scaltrezza e capacità di osservazione supera, ma di misura, quella del commissario Clouseau…

La presa in giro di questi personaggi, vere e proprie macchiette, colpisce al cuore il perbenismo e il senso del pudore: ognuno pensa, palesemente o in maniera più celata, al sesso. La stessa Lady Bracknell, durante il racconto di un black-out nella villa, commenta risentita: “tutti al buio e nessuno che ne approfitta!”. I personaggi maschili non lo sono fino in fondo e quelli femminili hanno un modo di vivere la sessualità senza inibizioni: “ogni lasciata è persa” pensano le signore attempate e la ninfomania contagia le più giovani. Il fatto che Alessandro Fullin interpreti, oltre ad una figura “maschile”, proprio Lady Bracknell facendo un po’ la parte della checca vera e propria, esasperando l’esibizionismo della femminilità, esalta questa “contaminazione sessuale”.

Il testo è fresco ed energico, costellato di molti aforismi che hanno reso celebre nel mondo Oscar Wilde ma anche da alcune frasi ad effetto che emulano il grande drammaturgo irlandese: “La cultura? Non mi piace ciò che interferisce con una sana ignoranza!”, oppure “non ha abbastanza fantasia per essere un invertito”. In qualche occasione Fullin non risparmia nemmeno la religione dalle sue frecciatine, come quando Lady Bracknell frivolamente afferma “ho sentito il mio cattolicesimo che vacillava”, oppure quando, con riferimento alla figura di Cristo, sentenzia: “in Palestina credono a qualunque cosa”… Nel finale si scoprirà chi è l’assassino anche se questa non è la finalità ultima dello spettatore, divertito dalle vicende licenziose messe in scena.

Alessandro Fullin e Anna Meacci sono bravi sulla scena, interpretando più ruoli diversi in modo impeccabile, essendo, come si autodefinisce lo stesso Fullin in un’intervista, “delle vecchie volpi” del teatro. Quindi la rivelazione principale dello spettacolo, oltre al testo, è proprio la new entry Stefano Brusa che dal doppiaggio approda al mondo del teatro, passaggio mai facile.

Durante lo spettacolo Alessandro, in alcune battute, incespica tradendo una certa emozione. Ci spiegherà soltanto alla fine, con un filo di voce, che a questa data bolognese ci tiene molto perchè ha frequentato il DAMS qui, ha vissuto in questa città per molti anni e questo testo lo ha scritto proprio in quel periodo, qui a Bologna.

Uno spettacolo leggero, frivolo e “delizioso”, che il pubblico ha dimostrato di gradire.

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