Roberto Herlitzka veste i panni di Pasolini all’Argentina di Roma

[rating=4] Un cadavere impastato di sabbia all’idroscalo di Ostia e un’ombra che ne veste i panni, raccontando a ritroso la parabola umana, politica e culturale di ciò che quel corpo esanime è stato: Pier Paolo Pasolini, uomo di lettere, pensatore politico, regista, intellettuale illuminato travolto, forse, dalla sua passione più ingenua. Herlitzka si muove con passo lento, ma la voce è ferma come sempre, limpida e profonda, la sua capacità di narrare al pubblico non si scalfisce con gli anni, le sue parole entrano piano nella testa e negli occhi senza lasciarli un attimo fino alla fine.

Il racconto della vita di Pasolini restituisce la figura tutta umana di un personaggio che ha segnato le sorti culturali del nostro paese e che ha trovato la morte in modo ancora misterioso, ma lo spettacolo non lascia intelligentemente spazio alle trame complottiste, ponendo piuttosto l’accento sull’uomo, sulla vita in primis che visse sempre senza vergogna.

Produzione friulana, in omaggio alle radici pasoliniane, testo di Gianni Borgna che rielabora alcuni degli scritti più significativi del poeta di Casarza, intrecciandoli con fatti crudi e inquieti del nostro tempo più vicino, anche se talora dall’aspetto così remoto. Eppure non sono così lontani gli anni 70, quelli che avevano visto nascere i movimenti studenteschi ai primordi e che si sono conclusi con stragi fra le più sanguinose conosciute dal nostro paese. È di questi fatti “borghesi” che parla lo spettacolo ben costruito con la sapiente regia di Antonio Calenda, fatti di cui Pasolini fu testimone, commentatore e infine vittima, ma ancora oggi a quasi quarant’anni dalla morte, voce eloquentissima in grado di parlarci con la schiettezza e l’acume dei più grandi. Una lezione di vita e di teatro… Una giovinezza enormemente giovane.

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