Non si uccidono così anche i cavalli?

[rating=5] Scritto e diretto da Michela Lucenti e Gigi Dall’Aglio, debutta, all’Elfo Puccini di Milano,  “Non si uccidono così anche i cavalli” è un reality show ante litteram nonché ritratto chiaro e impietoso di un’America, matrigna e autoritaria,  quanto  rivelata sotto l’apparenza dello splendore e il mito del successo. Gli anni trenta impazzano: il proibizionismo, le interminabili  maratone di ballo e -illuminato dai riflettori- il sogno impossibile di una carriera nel cinema.

I sogni muoiono all’alba. Aspirazioni e sogni di un gruppo d’individui male assortiti e accomunati da un unico  obbiettivo: il premio in danaro  e con esso il miraggio di una nuova vita. Lo spettacolo segue, nella cifra stilistica e nel ritmo, il classico adattamento, cinematografico, di Sydney Pollack.  L’allestimento  teatrale differisce, tuttavia,  da alcuni  importanti elementi:  lo stile di recitazione  si palesa in una chiave  più briosa e viva e  capace di volgere, al momento giusto, negli accenti neri del grottesco e della tragedia.

Ritmi veloci  e chiacchiericcio frenetico animano l’attacco della pìèce: luci accese e fermento per una messa in scena che si palesa, con la complicità del pubblico in sala, con tutti i tradizionali crismi della classica competizione di ballo anni 30.

Non pensare … balla. Nei tempi della depressione, unico vero antidoto alla disperazione e alla povertà, di milioni di americani ed immigrati, è il ballo! Non esiste problema che non si possa risolvere con una gara e il miraggio di un premio. Prezzo da pagare è solo la perdita della propria dignità.

Non si uccidono così anche i cavalli

Disperati,  privi di sonno e nutriti come polli in batteria, i partecipanti (giunti da ogni parte del paese) oscillano dalla disperazione al sogno irrealizzabile. In un inferno fatto di paillettes e luci colorate  conduttori e  giudici (ancora più cinici e disincantati) rappresentano i “carcerieri” da ingraziarsi: capricciosi e iracondi passano da gesti  di generosità ad  atti d’ inumana crudeltà. Fra lo  scorrere dei giorni e la prostrazione si palesano gli unici due soli destini certi: la morte e la follia.

Una compagnia fra danza  e prosa. In una messa in scena accattivante e dinamica, i membri della compagnia del Teatro Due, hanno la capacità  di condurre il pubblico in un mondo di sensazioni forti e pregnanti: fra attimi di comicità e momenti di puro dramma, in una perfetta fusione fra coreografia  e struttura drammaturgica.

L’abbattimento della quarta parete accentua il coinvolgimento del pubblico in sala: notevole, sul piano interpretativo, è la “corsa dei ratti” “colpo di genio teatrale” destinato a delinearsi come uno dei  momenti di forte impatto emotivo del dramma.

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