L’ho fatto per il mio paese (o per me stesso?!)

[rating=3] Interno di casa scuro, con foto attaccate ad un filo ad asciugare davanti alla finestra, un lettino da portantino al centro e rivestimento fonoassorbente alle pareti. L’infermiere Benedetto, che di secondo lavoro fa il fotografo nei matrimoni e ha la passione per il rock, è la spiegazione di quello che si trova all’interno di questo “garage”, il rifugio da un matrimonio semifallito e da una vita, specie lavorativa, piatta. Benedetto, vicino alla pensione, si è appena licenziato ma, grazie al decreto Fornero, diventa suo malgrado un esodato. Il destino a volte è strano e, proprio il ministro del lavoro responsabile di quel decreto gli piomba fra le braccia, come un pacco regalo dal cielo, cadendo di bicicletta senza scorta davanti a lui: quale occasione migliore per poter salvare il paese intero?!

“Lei è il primario?”, “lei ha mai visto un primario che parla per più di 5 minuti con una paziente?!”, “ho dei danni permanenti?!” “purtroppo no!”. Le battute sono fin da subito divertenti e ironiche, merito anche del duo Francesco Freyrie e Andrea Zalone, gli stessi di “Crozza nel paese delle meraviglie”, coautori insieme a Cornacchione di questo testo irriverente e in certi punti “politically uncorrect”. Il protagonista salva il ministro (“è meglio che nessuno sappia che tu sei qui, altrimenti arriva e ti da una manica di botte”) con lo scopo di farle cancellare il decreto. Durante tutto lo spettacolo si gioca sul ruolo eroico del povero infermiere, un salvatore della patria e paladino dei diritti di milioni di persone, che alla fine agisce soltanto per ottenere la sua pensione e realizzare così il suo sogno lontano dall’Italia.

L’ho fatto per il mio paese

I due protagonisti, diversissimi per ceto sociale, vissuto, scuola etc, non si sforzano nella reciproca comprensione, ognuno suona le corde del proprio strumento. “Capisco perfettamente il suo disagio….” “…non è un disagio, è più un cetriolo che mi si è infilato…”. A Benedetto, per prendere la pensione dopo il decreto Fornero, servono 231.000 Euro: “allora vedi che è fattibile?!”. Il ministro è lontanissimo dai problemi delle persone, da chi ha “una bassa scolarizzazione”, da chi non si può permettere un “artigiano fiorentino che ridipinge le mura di casa”: nell’agenda ha pilates, manicure e pedicure e mai qualcosa a favore della massa. Anche l’appuntamento per discutere appunto degli esodati col capo del governo viene definito “per quei 180 sfigati”. Lo spettacolo cavalca un po’ il populismo: il pubblico si immedesima senza fatica nel povero infermiere, mentre la Fornero (che nello spettacolo ha un altro nome ma che risulta abbastanza riconoscibile) viene dipinta come agiata ed adagiata, inetta (da grande avrebbe voluto fare la poetessa ma Benedetto la ferma subito: “hai avuto un gran culo ad avere tuo padre con lo studio avviato”, “hai avuto proprio una vita in salita…”), insicura (chiede ripetutamente al suo aguzzino “non mi vuoi possedere?!”), sofisticata (vegetariana, celiaca, vegana), snob.

“Vedete come siete voi italiani?!”. Tutta questa distanza iniziale fra i due viene man mano affievolita: Benedetto da da mangiare carne al ministro, “benvenuta nel mondo dei mangiatori di merda”, la rende partecipe della sua umanità e scopre che alla fine non è malvagia come sembra, è soltanto la persona sbagliata per quel ruolo; anche il famoso decreto non è stato fatto intenzionalmente, il capo del governo “non ha letto le ultime due colonne di excel, perchè sul blackberry non si vedono tutte le colonne…”. Si passa dal “governo ladro” a quello incompetente, quasi un complimento visti i tempi.

Il titolo, che potrebbe far pensare al tormentone di qualche anno fa di Cornacchione “Silvio l’ha fatto per noi” mentre piange e si dispera, è invece quantomai indovinato: l’eroe non è eroico ed il ministro non è un mostro, forse sono soltanto due mondi opposti, non comunicanti ed autoreferenziali.

Antonio Cornacchione è bravo nel suo ruolo, anche se forse all’inizio si poteva vedere una puntina in più di risentimento e acredine verso chi ha rovinato la sua vita, e non semplice disgusto farcito di ironia. Bene anche Lucia Vasini, sempre pronta a risolvere qualsiasi problema mettendo mano al fornito portafoglio e che tocca anche qualche nota drammatica quando esce dalla superficialità cronica del suo personaggio, scontrandosi con i problemi che può avere ognuno di noi.

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