
Che il Teatro delle Apparizioni fosse garanzia di talento e bellezza da palcoscenico allo stato puro non c’è dubbio, dopo aver visto anche solo un paio dei loro spettacoli non si può non volerne avidamente vederne degli altri. Il fatto è che Fabrizio Pallara, Valerio Malorni e tutto il resto dello staff di compagnia hanno trovato una chiave di lettura assolutamente innovativa, efficace ed originale di pièce dedicate all’infanzia in grado di parlare anche ad uno spettatore adulto. Così ne La tenace storia del soldatino di piombo andata in scena ad Aprile per tre repliche gremitissime al Teatro India di Roma, dove Fabrizio Pallara e Valerio Malorni hanno dato vita ad una versione meta-cine-teatrale della bella fiaba di Andersen, una delle più crudelmente realiste sull’inseguimento dei propri sogni.
La scena raccolta del Teatro India su uno sfondo completamente nero, è riempita di giocattoli, i vecchi cari balocchi oggi forse un po’ surclassati da versioni più tecnologiche, ma che conservano ancora il loro fascino antico. Con l’ausilio di una piccola telecamera a mano e l’uso delle mani per muovere i giochi alla vecchia maniera di un tempo, Fabrizio anima il coraggioso soldatino di stagno e Valerio da vita a tutti gli altri personaggi incontrati lungo l’avventuroso cammino verso il carillon dell’amata ballerina. Un telo bianco proietta così alle spalle della scenografia di giocattoli i piano-sequenza dei protagonisti, mentre gli attori ne riproducono le voci con l’accompagnamento di un set musicale più che azzeccato.

A voler semplificare ci sono due uomini un po’ bambini che giocano ai soldatini, la realtà del racconto “cine-teatrale” è invece ben più complessa e si muove agilmente con dantesca allegrezza fra diversi piani narrativi, elargendo qui e lì perle comico-filosofiche. Una vera gioia per gli occhi, un piccolo capolavoro che ci prende per mano assieme al soldatino, trattando i bambini con la degna serietà di piccoli adulti, a cui viene offerto uno spettacolo ragionato di qualità e bellezza. Cos’altro dire? Non si può meglio elogiare questa parabola fiabesca, in grado persino di riscrivere con rara intelligenza un finale senza tradire l’autore neppure per un istante, se non con l’invito a seguire ovunque in ogni teatro questa compagnia di grandi professionisti. Bravi!