Cuocolo/Bosetti, nelle pieghe della vita tra i meandri del teatro

Al Teatro Manzoni di Pistoia la prima regionale di TEATRO, uno spettacolo itinerante intenso ed emozionante

TEATRO di Cuocolo Bosetti
TEATRO di Cuocolo Bosetti

Nella cornice del Teatro Manzoni di Pistoia, un’esperienza teatrale capace di sfumare i confini tra realtà e rappresentazione, si tratta della prima regionale di TEATRO di Cuocolo/Bosetti (leggi le altre recensioni), quinta parte del progetto La donna che cammina. Concepito da Cuocolo/Bosetti  come un percorso itinerante iniziato nel 2013 con The Walk (leggi la recensione), lo spettacolo continua a spingersi tra gli orizzonti del teatro narrativo, portando il pubblico dentro la mente e la vita dell’attrice.

“Sono Roberta e faccio l’attrice…ho un teatro nella testa”. Questa specie di refrain che accompagna da tempo i loro spettacoli, riassume l’essenza del fare teatro per Cuocolo/Bosetti, e che in TEATRO trova un rinnovato vigore. Come se Roberta invitasse gli spettatori a scoprire ogni volta un angolo diverso del “teatro” che ha nella sua testa. Questo elemento familiare diventa una chiave d’accesso al suo universo, dove il confine tra vita e recitazione si fa labile, e il pubblico, ancora una volta, è chiamato a seguirla in un viaggio intimo e riflessivo.

“Seguitemi, venite con me”

Lo spettacolo rappresenta un’esplorazione meta-teatrale che supera la semplice riflessione sul fare teatro, trasformando l’intero spazio del Teatro Manzoni in un palcoscenico esteso, abbattendo la quarta parete e portando gli spettatori all’interno del processo creativo. Roberta Bosetti conduce il pubblico attraverso gli spazi nascosti del teatro, mentre mentalmente lo accompagna nei meandri del suo vissuto. Ogni angolo del teatro diventa parte della narrazione, un luogo di significati sospesi tra il pubblico e il privato, il reale e il rappresentato.

L’utilizzo delle cuffie trasforma profondamente l’esperienza dello spettatore, permettendogli di immergersi nella voce di Roberta in maniera quasi intima. La distanza tra attrice e pubblico si riduce, creando una connessione che va oltre la semplice osservazione. La scelta di un teatro itinerante, dove il pubblico si muove insieme all’attrice, amplifica questa sensazione, trasformando ogni passo in un atto performativo. Un dialogo sottile sussurrato nelle orecchie di ciascuno spettatore, reso parte di una narrazione che prende corpo nell’atto stesso del camminare.

La voce di Roberta, sempre misurata e avvolgente, usata con naturalezza e profondità, diventa la guida in questo viaggio, evocando ricordi che si dipanano dai corridoi della platea alla galleria, dai camerini al palcoscenico. Un percorso di scoperta, non solo della struttura teatrale, ma della propria interiorità.

Se le parole di Roberta appaiono e scompaiono come un’ombra, lo stesso si può dire della regia di Renato Cuocolo. Sempre in disparte, nascosto chissà dove a osservare, Cuocolo disegna con precisione un percorso attraverso gli spazi interni del Teatro Manzoni, che accompagna delicatamente lo spettatore nel cammino di Roberta. Una struttura narrativa che si snoda con linearità e sinuosità, permettendo allo spazio teatrale di diventare protagonista silente della performance.

Il testo, minimalista e poetico, risuona come una sinfonia di parole che scorrono con una musicalità così fluida e piacevole da far dimenticare il trascorrere del tempo. Ogni parola al posto giusto, in una narrazione senza sbavature, che cela una riflessione profonda sul teatro, sulla vita, sul tempo e sulla memoria. Un flusso di pensieri, che ricorda lo stream of consciousness della tradizione joyciana, in cui riflessioni personali e universali si intrecciano senza soluzione di continuità.

TEATRO di Cuocolo Bosetti
TEATRO di Cuocolo Bosetti

Un susseguirsi di pensieri che avvolge il pubblico in un’atmosfera sospesa e rarefatta, capace di evocare emozioni intense con un tocco leggero, come quando Roberta riflette sulla scomparsa delle persone care, interrogandosi su un gesto: comporre il numero di telefono di qualcuno che non c’è più. Il dispiacere di cancellare quel numero dal cellulare diventa metafora del dolore del distacco, della difficoltà di lasciar andare. Ma è solo nel teatro, come dice Roberta, che si realizza una possibilità altrimenti impossibile nella vita reale: comporre quel numero e, almeno per la durata di una scena, avere un dialogo che ormai esiste solo nella nostra mente.

In parte il teatro diventa così un rifugio sicuro, uno spazio sospeso dove il tempo si dilata e permette di rivivere memorie e confrontarsi con le assenze, in una sorta di protezione dalla quotidianità e dalla corrosione del tempo che ci consuma.

Con TEATRO, Cuocolo/Bosetti continuano a esplorare i confini del teatro contemporaneo, offrendo al pubblico un’esperienza immersiva che anche stavolta va oltre la semplice rappresentazione, con un finale affascinante e spiazzante, tra la luce e le tenebre. Un’opera coinvolgente che conferma la maestria della coppia nel creare un teatro non solo da guardare, ma da vivere e da ascoltare, in tutte le sue pieghe e sfumature.

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