
Abbiamo assistito nei giorni scorsi all’ultima replica di Due lupi, uno spettacolo in prima assoluta per Fabbrica Europa diretto da Virgilio Sieni e ispirato a “Il grande quaderno”, prima parte del romanzo “Trilogia della città di K.” di Agota Kristof, che ha visto come protagoniste le attrici Silvia e Luisa Pasello.
Avevamo lasciato le Pasello nei panni di Estragone e Vladimiro in un “Aspettando Godot” al femminile di qualche stagione fa, le ritroviamo con l’interpretazione sempre al femminile dei due fratelli gemelli del libro della Kristof. Il rapporto gemellare che lega i bambini del romanzo si trasferisce sulla scena nelle relazione tra le attrici gemelle, con gesti e movimenti corporei simultanei, a tratti speculari, e con battute pronunciate all’unisono, componendo una duplice voce al medesimo ritmo.
La storia narra dell’abbandono e della solitudine di due bambini, fratelli gemelli, portati dalla mamma nella casa della nonna vicino alla foresta per sfuggire alla guerra che infuria in città: il loro stare insieme diventerà presto l’unico riparo da cui affrontare la realtà. I due, uniti nel percorso formativo, non si possono allontanare troppo dalla casa perchè il terreno vicino è minato. Dormono in cucina su assi di legno e imparano a sopravvivere attraverso il superamento di dure prove intenzionali di resistenza fisica a spirituale, che li trasformeranno in due belve selvatiche, pronti a separarsi e a sacrificare la libertà dell’uno pur di raggiungere la fuga verso la libertà dell’altro.
Lo spettacolo si apre con la scena buia, avvolta da una nebbia leggera e da un tappeto musicale, dove affiora uno Stabat Mater. Sul fondale un enorme telo delimita lo spazio e definisce un retroscena dove si distingue la sagoma di un carro armato a grandezza naturale.
Dietro il telo-confine, come simbolismo della guerra, emergono braccia, poi gambe, e la carcassa di un cervo. Le due attrici escono muovendosi all’unisono in una camminata a due, il volto coperto da un foulard floreale: nei loro movimenti, nei loro gesti, e nella loro voce c’è qualcosa di infantile e allo stesso tempo di selvatico, sono pronte a difendersi con l’animo dell’uomo e a sferrare il colpo con la furia dell’animale. Il tempo e le condizioni li hanno trasformate in due lupi.
All’interno dei vari quadri dello spettacolo le vedremo mutare, mentre il carro armato avanzerà fino ad invadere la scena.
La regia e la coreografia di Virgilio Sieni ripercorre interiormente le atmosfere del romanzo indagando assieme a Luisa e Silvia Pasello la forma dell’unisono, inteso come voce e movimento. Le parole del testo vengono come immerse nel silenzio e fatte asciugare dal fiato del lupo: poche rarefatte frasi ne rimangono, così ermetiche nella sostanza, benché efficaci ad evocare immagini e a crearne il filo narrativo.
Con questi frammenti di testo, le due attrici si trovano a celebrare un monologo a due voci, dove le frasi si ripetono asciutte e scandite e dove il gesto, il ritmo, i respiri e i movimenti acquistano forza e pesano sull’interpretazione ben più del testo.
Le due gemelle Pasello raggiungono il loro lato animalesco e per mezzo di un’interpretazione fatta di ritmo, movimenti simultanei e di grande ascolto, arrivano a mutare da cuccioli selvatici in ammalianti seduttrici, fino all’incarnazione della vecchia malvagia nonna con la schiena ricurva, inerme di fronte alla morte. Le attrici si muovono sulla scena senza sbavature, essenziali, neutre, con la forza e l’armonia di una fiera: tanta è la simultaneità e la somiglianza tra le due che si confondono a tal punto da sembrare un solo corpo, un’unica voce.
Un’intensa e dinamica prova attoriale meritatamente applaudita dal pubblico, che vedrà senz’altro l’incisivo spettacolo di Sieni protagonista della prossima stagione.