La ricerca dell’equilibrio crea BEAST WITHOUT BEAUTY

Diretto e scritto da Carlo Massari al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma

E finirà quando la bellezza trionferà nella sua naturalezza, quando le bestie vivranno la loro incantevole autenticità nel mondo circostante. Una bellezza efebica, forse emula di quella ariana, apre la scena con movimenti ginnici e una luce che illumina il centro palco su una fisicità grande ed eccellente. All’accendersi delle luci sul palco un microfono, una signora biondo platino, con pelliccia bianca e un vestito lamè, punto di rosa, seduta su una poltrona, una testa di cervo e un tizio con tanto di baffetti emulo di gendarme tedesco in bermuda, camicia fantasia e cravatta monocroma tutto sulle tonalità del verde militare nazista completano la scena e un colpo, probabilmente di costui, uccide il ginnasta in coreografia molto energica.

Un tedesco forse, il grande, nonché regista Carlo Massari, deve eliminare un ariano il grande ballerino e mimico interprete Emanuele Rosa, ma l’attrazione fisica e magnetica vince e parte qui in tutto silenzio una passo a due di ipnotica attrattiva che inizia con un bacio e si completa di movimento in movimento di sensualità, tattilità, commistioni ora militari, ora corporee dei due corpi. E quando finalmente l’equilibrio tra i due, libero dalle remore dello status di ognuno dei essi, trova il suo giusto spazio, cade un bicchiere dalle mani della signora ed ecco l’epilessia prende la scena nei due e crea sussulti animaleschi inconsulti ma davvero avvincenti.

Una regia o meglio una coreografia da lasciare senza parole, come è lo spettacolo cui la vicenda crea la magia. E di epilessia in epilessia in un continuo bolero ginnico ad alto livello di acrobazia ritrova luogo l’attrazione emotiva tra i due interpreti e via la parrucca da ariano e il baffetto da nazista, la narrazione crea sesso con grande maestria ed eleganza quale si addice a dei grandi tersicori. Ma se la felicità tra i due crea la festa in una pioggia aurea sulla società perché si avvede di quanto sia bello un sentimento spontaneo e vivo benché contrario al perbenista modo si sentire, il brindisi di umana facezia non va bene tra due che forse sono cervi e, belli come loro, si amano. E lo champagne si versa dovunque ma non in bocca.

Altro momento difficile è accettare da parte dell’uno la morte dell’altro. Quindi crisi e difficoltà di esprimersi saranno il mood dei girotondi sul palco per i due ballerini. E qui la nostra madame, Giuseppina Randi, assolutamente perfetta, unica voce della pièce si alza e al microfono canta “ flower has gone, … boy has gone, …, soldier has gone, …” gli animali sono belli nella loro natura: non vanno umanizzati o standardizzati questo il messaggio e la chiusura di uno spettacolo che lascia davvero senza parole per quanto bello sia. Come in questo caso non serve altro se non una ottima mimica e dei bei corpi, nella ammaliante disegno dei movimenti del medesimo regista, per un applauso sincero in teatro bello anche se di periferia, peccato, perché davvero interessante sono l’idea e la sua rappresentazione,  tali da meritare maggiore centralità.