John e Joe: gli irresistibili clochard di Kristof

[rating=4 ] Un duo comico di vecchia scuola, con ritmi e battute che solo due calibrati talenti attoriali sanno portare in scena, un testo asciutto e brillante che non necessita di nessun fronzolo scenico. Una piccola giusta pièce di maniera, ben fatta, come un sobrio ma accurato lavoro d’artigiano. È tutto un gioco di battute, silenzi e smorfie John e Joe di Agota Kristof, la scrittrice ungherese naturalizzata svizzera che si dichiarava “analfabeta”.

Due vagabondi squattrinati, amici “per forza” o forse no, si ritrovano a un tavolo da bar a vagheggiare di grappe, denaro e cappotti, uniti nella disgrazia e poi divisi da un colpo di fortuna. Ottima la regia di Binasco di cui si coglie il tocco indistinguibile, menzione speciale alle luci fra il rosa e l’ocra dal sapore così d’epoque, bravissimi gli attori, Nicola Pannelli binaschiano doc formatosi allo stabile di Genova e Sergio Romano della Paolo Grassi di Milano, nord trionfatore insomma e non ce ne voglia la scuola romana, che almeno al piccolo Eliseo quest’anno, fatta eccezione per Baracco, ha ceduto il passo alle Alpi.

Divertente, ironico, un po’ amaro questo sottile battibeccare condito perfino di filosofia, ci ricorda che in fondo l’amicizia è una forma di fratellanza e come tale ha i suoi momenti di scontro, ma in ultimo ciò che conta è il legame, perché dopotutto chi trova un amico trova un “tesoro”.

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