
[rating=3] L’avvertimento, all’entrata della platea, di non occupare le sedie contrassegnate da una bottiglietta ci fa intuire che gli attori inizieranno il loro lavoro dal pubblico e non da un buio palco drammaticamente vuoto. In effetti la lunghissima pausa iniziale viene squarciata dalla voce di un’attrice accanto a noi, che racconta la storia di una coppia di 84enni felicemente sposati da 54 anni. Denny sta oramai morendo e convoca la moglie Sandra per dichiararle il suo amore in tutti questi felici anni di matrimonio. La tematica dell’amore messa in campo in Illusioni rasenta un po’ lo smielato: “ti sono grato perché mi hai insegnato ad amare” e “per questa vita che mi hai donato”, soltanto l’amore ti consente di lasciare “questo mondo diverso da come ci sei entrato”, l’amore contro gli egoismi e le incomprensioni, un “riflettore potentissimo che illumina le cose intorno”, l’amore potentissimo e sempre corrisposto.
Brava l’attrice della compagnia italo russa Big Action Money a cercarci con lo sguardo mentre instilla nelle frasi del suo monologo la verità e solennità necessarie: sarebbe stato facile farci percepire come appiccicaticce e ridondanti quelle frasi così forti e solenni. Invece quest’ondata di amore ci travolge senza essere troppo “caramellosa”.
La moglie convoca Albert, il miglior amico del defunto marito, testimone alle loro nozze e che ha conosciuto lo stesso giorno di suo marito e gli confessa l’amore che ha sempre avuto per lui in modo netto e libero da implicazioni successive, dato che anch’essa sta morendo. “Pensandoti, eravamo sempre insieme”, “l’amore per te ha contagiato le persone che avevo intorno, Denny”. Molte frasi sono le stesse di quelle pronunciate dal marito in precedenza, ci parlano dell’immensa gratitudine per l’amore che cambia la vita, anche se purtroppo non corrisposto: “grazie per avermi guardato come la moglie del tuo migliore amico e non come un uomo guarda una donna”, altrimenti non avrebbe resistito tutti quegli anni.
Anche Albert si trova spiazzato da questa dichiarazione e si rende conto che anche lui, in tutti questi anni, l’ha sempre amata al posto di sua moglie Margaret. La storia si ripete: una situazione apparentemente cristallizzata da anni viene disintegrata dalla confessione ante-mortem di un amico, l’amore per il compagno di una vita è un ripiego che nasconde il vero amore, quello per una persona vicina ma inaccessibile, rivelato in una fase della vita generalmente povera di tali colpi di scena.
Albert si rende conto di amare Sandra, perché l’amore con la A maiuscola è sempre corrisposto; poi ci ripensa e bolla questo sentimento come “romanticheria polverosa”. Tutto si ribalta continuamente, la potenza dell’amore affossa ed innalza, colpisce e salva, nasconde e illumina.
Il momento prima della morte è come una catarsi per ribaltare le proprie ataviche convinzioni. La vita sembra un fiume che trascorre senza intoppi, l’uomo si sposa a 30 anni, nessun tradimento, nessuna bugia, vecchiaia tutto sommato felice fino alla fine, quando escono fuori le bugie, gli amori, anche se ormai è tardi per viverli. Solo Albert, l’ultimo a morire, non può più subire colpi di scena dagli altri e morirà attanagliato dal dubbio se esiste “qualcosa di certo in questo mutevole universo”…
La narrazione procede con molti percorsi a ritroso nel tempo, gli attori non si immedesimano in un ruolo soltanto ma raccontano cosa è successo come leggendo da un polveroso libro in terza persona. I quattro personaggi sembrano i soli abitanti della terra, l’umanità intera, stordita ad un sentimento che è la causa principale della loro gioia e disperazione a seconda del fatto che sia corrisposto o no, che sia ciò che loro chiamano “vero amore” oppure no. Ogni certezza diventa illusoria.
Il testo del regista e drammaturgo russo Ivan Vyrypaev è contorto e per niente facile. Anche se gli attori sono bravi, trasudano verità e tentano con ogni mezzo la nostra immedesimazione, siamo coinvolti in questo mondo illusorio solo in parte, forse perché già disillusi dal falso mito del “vero amore”.