Una giovinezza enormemente giovane

[rating=3] Rumori, un abbaiare di cani, un corpo a terra. Intorno è buio, forse qualcuno ha sentito delle urla, ma nessuno esce. Per terra un cadavere. Un uomo lo guarda. Scarno lo sguardo, gentile la voce. E incomincia a ricordare quell’ultima sua notte. E’ lui quel corpo straziato lì per terra, con quel viso maciullato, la camicia stracciata, sporca di sangue.

E ‘ dunque necessario morire perchè finchè viviamo vivremo privi di senso“.

Un lungo flashback che ripercorre l’ultima notte, la sua. Dal “Bar Gambrinus” a Termini dove sulla sua Alfa T 2000 carica il giovane Pelosi. Un boccone al “Biondo Tevere”” e poi ad Ostia, a fare una passeggiata al mare, vicino l’idroscalo. Un campetto abbandonato, rifiuti, acquitrini e qualche barracca. Pasolini rievoca la sua morte, la violenza dei colpi degli uomini, tre, quattro chi può dirlo. Lui si difende, tira pugni, calci e poi nulla.

Forse quelli che lo stanno colpendo sono giovani fascisti o forse no. I giovani che mettono le bombe sono uguali agli altri. Il fascismo delle stragi è solo nominale, sono le forze che vengono opposte ai comunisti. E poi ci sono i giovani proletari che si affannano perchè vogliono essere come i borghesi e sono frustati perchè desiderano quello che non possono avere. “Il vero fascismo è la società dei consumi”.

Quell’ultima immagine di Ostia, quel campetto dove aveva giocato e poi il pensiero corre a Roma, borghese. Come diventerà? Sarà multienica, laddove oggi ci sono pugliesi, calabresi e siciliani, tra qualche tempo ci saranno magrebini, indiani e albanesi.

Una giovinezza enormemente giovane

Il testo di Gianni Borgna Una giovinezza enormemente giovane rievoca l’ultima notte di Pasolini: non crede alla versione ufficiale di un Pelosi assassino involontario, ma non cede del tutto alla tentazione del teoria del complotto. E, partendo da “Petrolio”, parla in tono profetico della società delle sue storture, delle sue possibili future evoluzioni.

La regia di Calenda traduce in una messa in scena efficace ed essenziale, dove al parlato si alternano immagini proiettate sullo sfondo, questo lungo flusso di coscienza. E un Herlitzca- Pasolini dà forza e voce e corpo a tutto ciò rendendo umano e fragile. E nella sua fragilità ci svela la sua intensa umanità. “Sera luminosa io ti ricordo Narciso, avevi il colore della sera quando le campane suonano a morte”.

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