Forbici & follia: il longevo giallo in scena dal 1963

[rating=4] Mentre il pubblico prende posto in platea e in galleria del teatro Duse di Bologna, sul palco si può assistere già alla frenetica attività di un parrucchiere (Roberto Ciufoli) e della sua assistente (Milena Miconi), che accontentano i propri clienti a ritmo di musica. Il cast stellare dello spettacolo “Forbici & follia” si completa con Max Pisu, Barbara Terrinoni, Nino Formicola e Ninì Salerno, per la sceneggiatura e regia di Marco Rampoldi sullo scoppiettante testo di Paul Pörtner, secondo soltanto a “Trappola per topi” di Agatha Christie per durata delle repliche nei teatri di tutto il mondo.

Tutti i personaggi risultano ben concepiti e recitati, ma fra tutti spicca il parrucchiere ostentatamente gay che tiene banco, dà il ritmo e si intrufola praticamente in ogni battuta comica: “L’ultima volta che hai fatto una barba eri etero”, “Meryl Streep un cognome da depilazione”, “Mi appello alla carta dei diritti dell’uomosessuale”. Ciufoli sculetta, ironizza e si evidenzia anche come ottimo improvvisatore. Infatti lo spettacolo procede sui binari prefissati fino ad un certo punto, fino alla scena in cui ogni personaggio fa qualche gesto strano, sposta cose e compie azioni che poi andranno ricostruite minuziosamente con l’aiuto dell’unico testimone oculare possibile a teatro: il pubblico. Il commissario (Ninì Salerno), “aiutato” dal suo fedele quanto distratto agente scelto Max Pisu, interroga direttamente gli spettatori per cercare di stabilire chi ha compiuto l’assassino della padrona dello stabile, la cui morte interessava un po’ a tutti.

Il pubblico diventa protagonista, pone domande e i personaggi rispondono, con la mediazione del commissario: lo spettacolo diventa dunque interattivo, anche se ogni tanto si percepisce il binario del copione che viene cercato e finalmente ritrovato. Le battute molto divertenti del testo si fondono poi a quelle create, talvolta involontariamente, dalle persone intervenute nelle indagini, Anche la votazione finale su chi è l’assassino per alzata di mano, con la presenza di tre finali diversi possibili, testimonia il coraggio e la forza di questo testo attualissimo sebbene del 1963, il primo testo interattivo di sempre. E può anche capitare che l’esclusione dai possibili sospettati di un personaggio crei non pochi malumori nel pubblico. “Chiunque decidiate, vi confesserà perché l’ha fatto”.

Tutto fila liscio nonostante lo zampino del pubblico, segno di uno spettacolo rodato e maturo. Durante l’intervallo, gli attori si intrattengono con la platea raccogliendo domande e offrendo caffè, gli spettatori non vengono mai persi di vista e sempre coccolati, da quando entrano a quando escono dal teatro. Talvolta le battute non sono troppo riuscite, ma il pubblico è ormai già pronto a ridere e lo fa per tutto. Uno spettacolo coinvolgente e divertente, costruito da un regista capace del filone comico (ha diretto Teresa Mannino, Manera, Parassole ed altri comici di Zelig nei loro spettacoli in solitario) ma anche preciso e minuzioso in tutte le scene, avendo esperienze anche in piece drammatiche e classiche.

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