
Elvira sa, Elvira vede…, Elvira risolve, e con tre porte si apre lo spettacolo. Elvira è la segretaria del personaggio politico o sindaco Nicola Papaleo, e gestisce i rapporti con le sue donne manda i fiori, alla ex moglie piuttosto che all’insegnante del figlio; è attenta alle ricorrenze delle sue amanti. Interpretata da un’abilissima regista di palco, nonché autrice del testo messo in commedia al Teatro Quirino, Michela Andreozzi. Tempi comici, dialettici, interpretativi e recitativi a dir poco encomiabili per colei che tutto crea, gestisce e coordina in un uomo il suo superiore, un grande uomo, null’altro che uno ‘sciupafemmine’, perché è lei una grande donna, coinvolta anch’ella e ne soffre. Entra e si siede dietro una scrivania nera.
Porta al centro scena bianca in capitonnè a cristalli luminosi su una dormeuse paolina coordinata, una signora di lusso, ex moglie del citato sindaco Nicola Papaleo, preoccupata per il figlio e la sua scarsa resa in latino a scuola. È Vittoria, Vicky per gli amici, ingenua, vistosa, tutta piume, paillettes e lustrini, un po’ svampita, preda di psicofarmaci che le creano svenimenti improvvisi, forieri di siparietti davvero divertenti nella storia, interpretata dalla bella e perfettamente in parte Maria Grazia Cucinotta. Al telefono con la segretaria dell’ex marito, perché, sia garantita la promozione del suo piccolo.
Terza porta è a sinistra del palco, scrivania rossa quella dell’insegnante di latino, emigrata, precaria, la bellissima Vittoria Belvedere, affetta da ‘sindrome di Tourette’ che le fa blaterare, in calabrese stretto, viste le sue origini, parolacce ad ogni piè sospinto. In scena è Antonia, un’abilità notevole manifesta tra il rigore didattico e le crisi da disagio psichico e anche qui l’ilarità che le situazioni generano nel corso della vicenda fanno gradevole e vivace lo spettacolo. E la segretaria al telefono con lei, impartisce consigli, moniti e modalità inderogabili per il buon profitto per il piccolo Papaleo.
Tre donne, tutte e tre prese in giro dal medesimo uomo e personaggio potente, Eva, Vicky, Antonia, si incontrano con la flebo in corsia di pronto soccorso, una si è buttata dal balcone ma era un primo piano, l’altra in preda ad intossicamento da cocktail di farmaci, l’altra ancora reduce da una forte crisi psichica perché beccata a passare scritti alla capra del figlio del citato lestofante. Tre storie diverse, uno stesso uomo le mette in crisi: nasce l’associazione Figlie di E.V.A. dalle inziali dei nomi, per vendicarsi contro quell’essere poco affidabile, perché le donne quando si mettono insieme creano delle bombe di difficile disinnesco.
L’idea è creare un candidato sindaco fantoccio contro Nicola Papaleo, mediante dei provini per un attore che non sia addentro alla politica, che non abbia grande cultura e sia un po’ imbranato, ovvero il candidato perfetto per tale mandato, e qui l’esilarante ‘vis comica’ della pièce si completa con Luca Bicozzi interpretato brillantemente dal medesimo regista Massimiliano Vado, le cui scarse attitudini al ruolo necessario alle tre mandatarie, portano il pubblico in sala a ridere a crepapelle al momento del discorso di insediamento del medesimo sul podio, superpilotato da un auricolare radiocomandato da lei, sempre lei, Michela Andreozzi.
L’elezione c’è ma il nostro attore non vuole lasciare la sua passione: e doveroso sarà il saluto alle tre madrine con grande dispiacere nei riguardi di Antonia, il cui ricambiatissimo bacio, farà trapelare l’innamoramento in atto. Il monito è che di fronte ad abusi le donne devono reagire e creare muro perché la rivalsa sia di fronte agli occhi di tutti. Il tutto con un bel messaggio tra risate e riflessioni crea forte divertimento ed anche l’applauso che scroscia dal partèrre a fine spettacolo.